«Critiche ideologiche, noi vogliamo legalità»

Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie: anche la Spagna ci aveva contestato, poi è stata costretta a chiedere scusa

da Roma

E adesso? Come mai ci si mette a questo punto pure l’Onu? Andrea Ronchi, neoministro per le politiche comunitarie, sbuffa un tantinello infastidito dalla inattesa presa di posizione di funzionari del Palazzo di vetro sulle politiche di controllo dell’immigrazione decise qualche settimana fa a Roma. «Magari non conoscono nemmeno il testo dei nostri provvedimenti... E va bene: vorrà dire che glieli faremo recapitare. Son convinto che la delegazione italiana a New York farà valere le nostre buone ragioni: e cioè coniugare accoglienza e sicurezza...».
Ministro Ronchi. Mica solo l’Onu. Adesso anche parte della Chiesa si lancia a dirsi preoccupata per le nuove regole. Monsignor Marchetto, segretario del Consiglio pontificio per le migrazioni chiede condanne amministrative e non reato penale per i clandestini...
«Da buon cattolico praticante mi rendo conto di quello che auspica la Chiesa. Ma credo anche che il discorso di monsignor Marchetto vada interpretato come un intervento a titolo personale. Del resto proprio il cardinal Bagnasco, di cui riconosco l’alto magistero, ha chiarito che si è in una situazione in cui bisogna saper conciliare l’accoglienza con la sicurezza delle famiglie: una questione, questa ultima, che in Italia non è più semplice percezione ma un dato reale ed allarmante. L’italiano - come ha riconosciuto il cardinale -, è sempre più insicuro. E questo da un punto di vista economico e sociale. E uno stato deve garantire in prima battuta proprio la sicurezza.
Non si torna indietro...
«Ricorda le polemiche sollevate dagli spagnoli, qualche settimana fa? Di fresca nomina mi sono recato a Madrid dove mi sono reso conto immediatamente che le critiche sollevate avevano una pura valenza ideologica, classiche di una sinistra che non aveva neppure letto il testo del nostro disegno di legge. Una volta che le abbiamo sottoposte ai nostri interlocutori, questi si sono resi immediatamente conto che il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri non differisce da analoghe misure votate in Germania ed in Francia. La verità è che ci troviamo di fronte ad un rigurgito di una vecchia sinistra culturale e politica che, sconfitta in tutta Europa dalla storia, cerca le sue rivincite in ogni modo possibile».
Beh, non mi dica che l’alto commissario per i diritti umani Louise Arbour fa parte di quella sinistra...
«Non mi permetto di giudicare l’Onu, ma ritengo abbiano fatto un grosso errore di valutazione. Il nostro governo ha il diritto-dovere di mantenere legalità e sicurezza nel nostro paese. Certo, coniugandola con la solidarietà, coll’accoglienza ai rifugiati politici, preservando i diritti dei più deboli, di chi soffre e anche di chi viene da noi per produrre onestamente. Ma ammesso tutto questo noi vogliamo che gli italiani come gli stranieri regolarizzati, siano tranquilli in casa loro. Solidarietà e legalità: questo la meta cui puntiamo. Chi pensa di poterci criticare ha pieno diritto di farlo, ma deve accettare che noi lo si possa considerare in malafede o figlio di culture che la storia ha cancellato».
Ci crede a quanto si sussurra di questi tempi? E cioè che le critiche rivolte all’Italia dalla Ue o dall’Onu possano partire dal nostro paese? Da chi, sconfitto, cerca vendetta?
«Credo non ci sia niente di peggio di un italiano che discredita il proprio paese all’estero. Penso sia condannabile da qualsiasi parte politica.

Se a farlo fosse un esponente del centrodestra non avrei esitazione alcuna a ripudiarlo. E comunque sia andiamo avanti per la nostra strada. Siamo stati votati dalla gente per fare, non per soffermarci sulla necessità di inciuci».

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