Il critico Matteo ha le carte in regola Pierdavide anche

Mentre l’astensionismo elettorale teneva una parte dell’Italia col fiato sospeso, l’altra parte, i «giovani» e simpatizzanti, non mancava la super attesa finale di Amici. La tenzone canora ha inchiodato orde di teleutenti, mentre l’altro spettacolo, quello dei commenti e delle proiezioni, ci ha ricordato la carducciana «itala famiglia cui Roma il segno diè». Altri tempi. Oggi, di fronte agli inghippi organizzativi e alla concorde discordia, non abbiamo potuto che ammirare il forzuto palinsesto governato dalla longobarda Maria De Filippi, che ha avuto l’annunciata vincitrice in Emma. È la vittoria di Calliope, la Musa dalla bella voce, sulla di lei omologa nella danza Tersicore. Infatti, fra i quattro finalisti non c’era alcun ballerino, nonostante l’entusiasmo sollevato nelle scorse edizioni dai concorrenti in calzamaglia.
A tenere alta la gloria ballettistica ci pensavano le spiritose coreografie di Daniel Ezralow, tra i pochi ad aver percepito il «gioco». Per il resto, tutto secondo copione: dai palloncini agli schiamazzi, e, per non rovinare la festa, nessun veleno, nessuna polemica (l’auditel era già bell’e servito). Il manipolo dei critici era sotto controllo; fioccavano piuttosto le lodi (meritate) alla Conduttrice e Ideatrice del tutto.
Altra piacevole anomalia della serata la presenza di un cantante, qualificato come «lirico», Matteo Macchioni, un simpatico ragazzo di Sassuolo con gli occhi buoni della gente emiliana. Fra i sassolesi illustri (con Pierangelo Bertoli, Filippo Neviani «Nek» e il cardinale Ruini), Casco d’oro Caterina Caselli è stata lesta a ghermirlo nella speranza di forgiarne un Bocelli bis.
Questo ragazzo posato, educato e con le idee chiare in testa ha il merito di aver fatto conoscere a milioni di telespettatori (per favore risparmiateci sdoganato), il Mondo dell’Opera, che nel passato non avrebbe concesso l’onore di parteciparvi. Avremmo gradito ascoltarlo in qualcosa di più probante di «Vincerò» (per quelli che ne capiscono parliamo dell’aria di Calaf dalla Turandot di Puccini). Ci prenotiamo per il suo debutto salernitano, nella sede sua propria, come Nemorino dell’Elisir d'amore. Su di lui ha puntato il maestro Daniel Oren, gran conoscitore del mestiere direttoriale.

Per quanto atteneva al «duello» Emma-Loredana, abbiamo preferito Pierdavide, cantautore già personale, che scrive nella scia di Rino Gaetano e di De Gregori. Lo ringraziamo anche per questo. «Il concetto vi dissi», il resto è compito loro.

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