La Croazia contro Fini «Agli esuli istriani nessun risarcimento»

Mesic: «Semmai dovremmo essere noi a chiedere i danni per le vittime del fascismo»

da Roma

Rimborsare gli esuli istriani? «Se osserviamo le cose dal punto di vista di Fini, dovremmo semmai porci la domanda: chi risarcirà i cittadini croati vittime del fascismo?». È cruda e negativa la replica del presidente croato Stipe Mesic alla richiesta - avanzata dal nostro ministro degli Esteri sabato scorso a Trieste - sul dovere di Zagabria di saldare il debito con gli italiani costretti a lasciare tutti i loro averi alla fine del conflitto se davvero vuole avere il nostro consenso per fare ingresso nella Ue.
Si scalda all’improvviso il contenzioso, fin qui rimasto sotto la cenere. Gianfranco Fini aveva fatto presente che il nostro governo - diversamente da quello di sinistra che autorizzò la Slovenia a entrare nell’Unione senza garantirsi la soluzione dei risarcimenti per gli esuli - chiede che la Croazia risolva il contenzioso bilaterale che giace, irrisolto, ormai da molto tempo. La replica di Mesic non appare però indirizzarsi verso l’accordo invocato. E infatti il presidente croato, in una intervista alla radio nazionale (Hr) ha fatto presente come la ex-Jugoslavia raggiunse un accordo che «ha risolto il problema degli indennizzi».
Le cose non stanno esattamente così. È vero che nell’83, tra Roma e Belgrado si raggiunse una intesa per cui gli jugoslavi avrebbero dovuto pagare 110 miliardi di dollari in tre rate, ma è anche vero che di quella cifra, Slovenia e Croazia - venutesi a sostituire alla Jugoslavia che sborsò le prime rate portando il debito a 93 milioni - hanno versato assai poco. Poco regolari i pagamenti di Lubiana (56 milioni di dollari in totale) che comunque ha versato qualcosa in una banca tedesca con sede a Lussemburgo. Mentre la Croazia ha deciso di non effettuare nessuno dei pagamenti che ammontavano, per quel che la riguardava, a 37 milioni di dollari.
Di qui l’invito di Fini a risolvere il contenzioso. E la secca risposta di Mesic che ha tirato in ballo il fatto che dopo l’accordo raggiunto a suo tempo con Belgrado, il governo italiano non volle addossarsi una parte del debito con gli esuli per cui Belgrado diminuì la quota a lei spettante e Zagabria oggi segue quella linea. Resta il fatto che gli esuli istriani - che peraltro reclamano non un indennizzo ma la restituzione dei beni abbandonati dopo il 1954 - ancora attendono inutilmente.

Anche perchè i governi di Roma, rifiutando di risconoscere lo «sconto» autodeciso a Belgrado hanno fin qui evitato di ritirare le somme versate in Lussemburgo. Ora il riemergere dello scontro. Che potrebbe alimentarsi per via del necessario consenso italiano all’adesione alla Ue richiesta con insistenza da Zagabria.

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