Crolla deposito Atac, il Pup primo indiziato

Marco Morello

Un boato secco simile a una cannonata, il pavimento che inizia a tremare e poi il fragore di qualcosa di grosso che viene giù come un castello di carte accompagnato, poco dopo, da un odore acre di gas. Hanno tutti pensato a un terremoto o, peggio, a un’esplosione i residenti della zona di piazza Bainsizza, svegliati nella notte tra sabato e domenica dal rovinoso crollo del muro di cinquanta metri che cingeva la rimessa Atac Vittoria, tra viale Angelico e via Montenero. Proprio davanti al deposito che negli anni ’30 serviva da ricovero per i tram e che ora ospita autobus, uffici e magazzini, sono in corso i lavori di scavo per realizzare una serie di box auto previsti dal «Pup», il controverso Piano urbano parcheggi. Così intorno alle 2,30 alcuni piloni portanti non hanno retto e si sono tirati dietro tutta la recinzione dell’edificio; nella mattinata di ieri poi, verso le 10, ha ceduto la parete frontale della rimessa, e alle 13 c’è stato un ulteriore crollo di assestamento, appena pochi istanti dopo che alcuni addetti del gas erano usciti da un’ispezione dei locali. Tra calcinacci, fili elettrici divelti e tubi rotti si è creata una ground zero in miniatura, per fortuna senza vittime. Solo il caso benevolo ha infatti evitato la strage: la parte della struttura andata distrutta è adibita a mensa e quindi è molto frequentata nei giorni feriali. Meglio non pensare a cosa sarebbe successo se il crollo fosse avvenuto oggi in pieno giorno.
In un primo momento l’Atac aveva fatto sapere che il disastro era stato provocato da un’infiltrazione d’acqua piovana che avrebbe minato la stabilità dei sostegni. Peccato che da più di due settimane non si registravano rovesci sulla Capitale e che l’acquazzone di sabato notte non sia stato tanto consistente da giustificare conseguenze così rovinose. Le ragioni dell’accaduto sono invece da ricercarsi altrove e non richiedono di guardare lontano. Spiega già tutto l’accoglienza riservata dai residenti a Fabrizio Panecaldo, consigliere delegato al parcheggio, che si è recato sul posto per verificare i danni: l’esponente del Campidoglio è stato preso di mira e contestato dagli abitanti del quartiere che da sei anni ormai lottano per impedire lo scavo, temendo, a quanto pare in maniera fondata, per la sicurezza delle loro case. Quello del Municipio XVII, infatti, è un terreno estremamente friabile e ricco di falde acquifere, che quindi non si presta a questo genere di opere. Il parcheggio di via Montenero, sede del crollo, non è altro poi che il sostituto di quello che doveva essere costruito nella vicina via Montanelli e che è stato fatto spostare in un sito privo di edifici dopo una serie di ricorsi presentati e vinti dai comitati spontanei di zona. Decisione questa più che provvidenziale.
La storia sembra ora destinata a ripetersi con il nuovo Pup di via Oslavia: il lungo braccio di ferro, dopo cinque progetti bocciati in via giudiziale, alla fine è stato vinto dal Comune, che con una serie di aggiustamenti in corsa ha ricevuto l’autorizzazione a procedere.

Solo ieri davanti all’evidenza della situazione il presidente del Municipio Antonella De Giusti, di concerto con lo stesso Panecaldo, ha preso l’impegno di creare un tavolo di lavoro tra il comitato di quartiere e il sindaco Veltroni per discutere sul da farsi. Fa riflettere che debbano accadere episodi così gravi perché rischi denunciati da anni vengano finalmente presi in considerazione.

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