«È passato un anno, è vero, ma sembra la notte scorsa». Il boato in via Lomellina ancora oggi risuona negli incubi dei 136 sfollati e dei parenti delle quattro vittime: Tommaso Giaccola, 62 anni, Iliar Ianki, 30 anni, il piccolo Francesco Orlandi di 7 e Esmeralda Spolcini di 50, dalla cui voglia di «farla finita» forse tutto ha avuto origine. «Le macerie continuano a riempire la nostra vita», confessa una signora mentre varca il portone dello stabile comunale di piazzale Dateo 5. Con lei le 35 famiglie sistemate nei mesi successivi alla tragedia. Ci rimarranno per altri due anni almeno. In settimana lamministrazione ha revocato la delibera di vendita del palazzo, composto da 157 alloggi, 15 negozi e 2 laboratori per una superficie al piano terra di 778 metri quadrati. Un provvedimento che, al di là del significato simbolico, «trova un giusto equilibrio tra le esigenze sociali di molti cittadini e lesigenza di recuperare risorse», sintetizza l'assessore alla Casa Gianni Verga. Gesto che non è servito a placare le polemiche dei sindacati degli inquilini, nemmeno nei giorni del ricordo. «Si tratta solo di un atto dovuto, assunto con molto ritardo dopo che sia il Tar sia il Consiglio di Stato avevano sospeso la precedente delibera perché illegittima», afferma Leo Spinelli, segretario Sicet.
Ad ogni modo, è arrivato il via libera per la ricostruzione dei civici 5, 7 e 9, distrutti quel 18 settembre. «Il piano diventerà esecutivo dopo lapprovazione degli enti disposti al contratto e la vidimazione dei committenti», spiega Pino Tucci, presidente del comitato per la solidarietà di via Lomellina. «Per finire i lavori ci vorranno come minimo 18 mesi dallapertura dei cantieri, a patto di trovare tutti i fondi necessari». Dopo il disastro si contarono 15 milioni di danni. Al momento sono stati raccolti circa 40mila euro, che bastano appena per la demolizione degli scheletri. La spesa totale si aggira sui 2 milioni di euro; il progetto prevede un risanamento conservativo della corte, ripristinando lo stile Liberty della facciata e innestando sulle parti in piedi quelle di nuova costruzione. Poi cè il nodo dei risarcimenti. «Siamo ancora a zero, dalle assicurazioni non è arrivato un euro, tranne che per il palazzo al numero 5. Specie da quando, ad agosto, linchiesta della Procura si è conclusa con larchiviazione del caso». Il Tribunale infatti ha accertato che lesplosione fu provocata dal tentativo di suicidio di Esmeralda Spolcini, la donna che viveva da sola al primo piano del civico 7, «con problemi relazionali causati da una sindrome depressiva».
«Quello che importa adesso è ripartire». Ci porta al presente Paolo Zanichelli, presidente del Consiglio di Zona 4. «Lintervento delle istituzioni è stato rassicurante, a partire proprio dalla scelta di destinare alle famiglie colpite un immobile nello stesso contesto abitativo, senza stravolgere le loro abitudini quotidiane. Lo scorso aprile inoltre - ricorda Zanichelli - lassessorato ai Servizi sociali ha distribuito i fondi raccolti grazie alla solidarietà dei milanesi». Complessivamente si parla di 176.600 euro, 1.200 ad ogni nucleo familiare coinvolto e 45mila a chi nella deflagrazione ha perso un parente. «Il denaro, però, conta fino a un certo punto. Il resto deve farlo la vicinanza delle persone».
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