Fabrizio de Feo
da Roma
«Il nostro governo ha tagliato traguardi eccellenti in soli cinque mesi, nonostante leredità ricevuta e la difficile situazione parlamentare». Parola di Romano Prodi. Non cè che dire: il dono dellautocritica non è certo il piatto forte di questo esecutivo. Il cielo dellUnione si fa ogni giorno più plumbeo. La rabbia per la raffica di nuove tasse imposte dalla Finanziaria sale mano a mano che i cittadini-contribuenti realizzano gli effetti della manovra sulla loro busta-paga. E la teorica luna di miele con gli italiani si trasforma in una dolorosa luna di fiele. Prodi, però, scrolla le spalle e continua nella strategia tipica degli uomini e delle donne dalla fedina sentimentale non proprio impeccabile: negare sempre, anche levidenza. Rispedire al mittente, anche con aria un po sdegnata, ogni accusa di tradimento. Raccontare una realtà parallela. Una scelta forse obbligata per tentare di tenere alto il morale delle truppe della sua variegata coalizione. Ma certo non sufficiente per passare indenne attraverso le forche caudine del giudizio dellopinione pubblica.
I numeri e i sondaggi sono impietosi. E non lasciano neppure spazio a dubbi, recriminazioni o salvataggi in corner attraverso il ricorso a rilevazioni effettuate da istituti considerati «amici». Il verdetto, infatti, è unanime e ruvidamente chiaro: una bocciatura sonante del governo Prodi che da luglio a ottobre ha visto cadere in picchiata i propri consensi. Il crinale nella curva del consenso dellesecutivo ha un origine precisa: lindulto. Il governo di centrosinistra che, con il decreto Bersani sulle liberalizzazioni e, in misura minore, la missione in Libano (ma anche con il benefico effetto della vittoria dei Mondiali di calcio), aveva raggiunto il suo picco di consensi, da quel momento inizia la sua inarrestabile discesa. Una scivolata registrata da tutti gli istituti. La Ipsos di Nando Pagnoncelli, ad esempio, rileva che mentre a luglio il 57% degli italiani esprimeva un giudizio positivo sul governo Prodi, oggi quella percentuale è precipitata al 41%. LOsservatorio di Renato Mannheimer registra un calo di consensi per il governo e soprattutto uno spostamento verso destra degli indecisi. I giudizi positivi su Prodi, che a luglio erano al 49%, sono caduti al 40% mentre quelli negativi sono saliti dal 49% al 54%.
Se dal sondaggista di fiducia del Corriere della Sera ci si sposta verso Repubblica il risultato non cambia. Se non in peggio. Il sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it - che tanto rumore ha provocato nei giorni scorsi - parla chiaro: nel periodo che va da luglio a ottobre il consenso dellesecutivo è sceso dal 63% al 45%, e quello nei confronti del Professore di 9 punti. La musica non cambia se si interpella la Euromedia Research. Listituto di Alessandra Ghisleri, il 19 ottobre scorso, accredita lUnione di un modesto 45% contro il 54,4% della Cdl, con un calo dellattuale maggioranza di un punto e mezzo rispetto alla rilevazione della settimana precedente. La fotografia non cambia se si guarda alla Poggi & Partners che - sempre nel mese in corso - concede al centrodestra il 52,2% di consensi contro il 47,7% del centrosinistra. E anche entrando nel merito dei provvedimenti le amarezze per il Professore non mancano. LEkma, ad esempio, il 15 ottobre scorso interpella gli italiani sulla Finanziaria. Il verdetto è secco: per il 50,4% degli italiani danneggerà il Paese. Soltanto il 15% si dice convinto, al contrario, che il Paese ne riceverà vantaggi. Ancora più schiacciante il dato sulla percezione «personale» della manovra: il 65,4% degli italiani si dice convinto che la Finanziaria diminuirà il reddito a sua disposizione. Interessante anche notare come il giudizio negativo sulla Finanziaria vada peggiorando con il passare delle settimane, a conferma della comunicazione ingannevole fornita dalla grande stampa nelle ore immediatamente successive allapprovazione in Consiglio dei ministri. Al giudizio negativo su Prodi contribuisce anche la controversa gestione della vicenda Telecom/Rovati. A fine settembre, infatti, il 45,3% degli italiani si dice convinto che il premier abbia mentito sulla vicenda del piano di ristrutturazione firmato dal suo consigliere economico.
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