Destituito perché vestito da donna. Ma il Tar dà ragione all'agente

Si chiude un caso durato quasi vent'anni. L'ex agente fu destituito perché sorpreso per le strade di Venezia con abiti da donna. Per il Tar ha diritto a un risarcimento e a un rimborso

Destituito perché vestito da donna. Ma il Tar dà ragione all'agente

Fu espulso dal corpo di polizia di Stato nel 2006 perché trovato a passeggiare per le strade di Venezia vestito da donna: a favore dell'ex agente si esprime ora il Tar, che dispone nei suoi confronti un risarcimento, con tanto di rimborso degli arretrati.

Il caso giudiziario

Era il lontano 2005 quando l'agente di polizia venne sorpreso in giro per Venezia con abiti da donna. Nello specifico, si parlò di una minigonna celeste, orecchini pendenti, sandali e magliettina nera con ombelico a vista. Il poliziotto fu avvistato in varie zona della città lagunare, fra cui Strada Nova, piazzale Roma e ponte di Rialto.

Accusato di mancato senso dell'onore e della morale, fu avviato nei suoi confronti un procedimento disciplinare. Il corpo di polizia decise prima di sospenderlo, e poi di destituirlo. Privato della divisa, l'uomo non fu poi in grado di trovare un secondo impiego, almeno stando a quanto riportato dai quotidiani locali che hanno seguito nel tempo il suo caso.

L'agente spiegò di amare indossare abiti da donna al di fuori dell'orario di lavoro, questa la ragione del suo comportamento. Fu riconosciuto come persona transgender. "Veniva dichiarato affetto da un disturbo dell'identità di genere che, oltre a chiarire la condotta oggetto di censura, determinava la declaratoria di permanente non idoneità al servizio", è quanto ricorda adesso il Tar, che ha esaminato il suo caso, come riportato da Il Messaggero. Nella giornata di ieri, lunedì 6 febbraio, i giudici hanno accolto il ricorso dell'uomo, ora settantenne.

Il pronunciamento del Tar

Sono passati quasi vent'anni dal caso in esame, un periodo di tempo davvero molto lungo. Il ministero dell'Interno ha accertato la disforia di genere e l'ex agente sarebbe oggi idoneo al servizio, benché "in mansioni compatibili con la sua ridotta capacità lavorativa e la natura delle infermità sofferte". Potrebbe, pertanto, essere riammesso al lavoro.

Il protagonista della vicenda ha fatto dunque richiesta per ottenere gli assegni non percepiti a partire dalla sua destituzione, ma tale domanda è stata respinta dal Viminale, che ha evidenziato la tardività nell'impugnazione dei provvedimenti.

È stato dunque depositato un nuovo ricorso al Tar di Venezia, che ha riconosciuto il diritto dell'ex poliziotto alla

ricostruzione economica della carriera. Secondo i giudici, infatti, il passaggio nei ruoli civili non implica una nuova assunzione. Al soggetto vanno dunque riconosciuti un risarcimento e il rimborso degli arretrati.

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