Cronaca giudiziaria

Alessia Pifferi chiede di visitare la tomba della figlia uccisa: no dei giudici

La Corte d'assise di Milano ha respinto la richiesta 37enne di fare visita alla tomba della figlioletta Diana, la bimba di 18mesi morta di stenti dopo essere stata abbandonata per una settimana

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La Corte d'assise di Milano ha respinto la richiesta di Alessia Pifferi che avrebbe voluto lasciare temporaneamente il carcere di San Vittore, dove si trova reclusa dallo scorso luglio, per visitare la tomba della figlioletta Diana, la bimba di 18 mesi morta di stenti dopo essere stata abbandonata per sette giorni in un appartamento alla periferia di Ponte Lambro (Milano).

La richiesta della 37enne e il "no" dei giudici

Secondo quanto apprende il Corriere.it, la Corte d'assise ha respinto la richiesta della 37enne spiegando, tra l'altro, che non rientra nella normativa prevista dall'articolo 30 dell'ordinamento penitenziario. La legge a cui si sono appellati i giudici prevede che solo "in caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, ai condannati e agli internati può essere concesso dal magistrato di sorveglianza il permesso di recarsi a visitare, con le cautele previste dal regolamento, l'infermo". E infine: "Analoghi permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi familiari di particolare gravità".

La perizia psichiatrica

Nell'udienza dello scorso 16 maggio, a cui era presente anche Alessia Pifferi, la Corte d'assise ha respinto la richiesta dell'avvocato Alessia Pontenani che aveva chiesto di sottoporre a perizia psichiatrica la sua assistita. Secondo il legale, la 37 enne soffrirebbe di un grave "deficit cognitivo" che, a suo dire, sarebbe suffragato da alcune relazione relazioni redatte dagli psicologi del carcere. Respongendo la richiesta, il presidente della Corte aveva sottolineato invece che l'unico elemento "che può giustificare una perizia psichiatrica sulla capacità di stare a giudizio dell'imputata è un possibile deficit cognitivo che, però, anche se fosse acclarato non potrebbe costituire elemento atto ad escludere la capacità di stare al processo". Poi aveva precisato: "L'assistita è lucida e perfettamente in grado di stare al processo". Anche la procura ha sempre evidenziato che Alessia Pifferi avrebbe agito "con lucidità" depositando ai giudici anche l'audio e il video del primo interrogatorio a cui era stata sottoposta la donna, la sera del 20 luglio scorso, in cui appariva "orientata capace di descrivere nel dettaglio, senza trasparire particolari emozioni, poco dopo il ritrovamento del corpo di Diana".

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