La Procura di Milano non aveva motivo di arrestare gli indagati per le inchieste sull'urbanistica, i sette mandati di arresto spiccati alla fine del luglio scorso non erano basati su prove sufficienti di colpevolezza. Con una ordinanza depositata questa mattina la Cassazione boccia la linea dura seguita dai pm milanesi, guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, contro i costruttori, amministratori e architetti accusati di avere fatto parte della "Cupola" che secondo l'accusa governava lo sviluppo edilizio della città. Le sette ordinanze di custodia, firmate dal giudice preliminare Mattia Fiorentini, avevano messo agli arresti domiciliari Manfredi Catella, amministratore delegato d Coima, colosso delle costruzioni, l'ex assessore Giancarlo Tancredi e altri quattro indagati; per un altro costruttore, Andrea Bezziccheri, era scattato addirittura il carcere.
Tutte le ordinanze di custodia erano state annullate, una dopo l'altra, dal tribunale del Riesame, ma la Procura non si era arresa e aveva scelto di portare lo scontro fino in Cassazione, con un lungo ricorso in cui tornava a sostenere la colpevolezza dei sette e la necessità di arrestarli per impedire che continuassero a commettere reati.
Che il clima volgesse al brutto per i pm lo si era capito già ieri, quando nell'udienza davanti alla Cassazione anche la rappresentante della Procura generale si era espressa
per il rigetto del ricorso della Procura. Oggi arriva la decisione: ricorso inammissibile. Significa che nell'ordinanza che liberava i sette la Suprema Corte non ha riscontrato alcuna illogicità, come sosteneva il ricorso.