La Procura di Milano non aveva motivo di arrestare gli indagati per le inchieste sull'urbanistica, i sette mandati di arresto spiccati alla fine del luglio scorso non erano basati su prove sufficienti di colpevolezza. Con un'ordinanza depositata questa mattina la Cassazione boccia la linea dura seguita dai pm milanesi, guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, contro i costruttori, amministratori e architetti accusati di avere fatto parte della "Cupola" che secondo l'accusa governava lo sviluppo edilizio della città. Le sette ordinanze di custodia, firmate dal giudice preliminare Mattia Fiorentini, avevano messo agli arresti domiciliari Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima, colosso delle costruzioni, l'ex assessore Giancarlo Tancredi e altri quattro indagati; per un altro costruttore, Andrea Bezziccheri, era scattato addirittura il carcere.
Tutte le ordinanze di custodia erano state annullate, una dopo l'altra, dal tribunale del Riesame, ma la Procura non si era arresa e aveva scelto di portare lo scontro fino in Cassazione, con un lungo ricorso in cui tornava a sostenere la colpevolezza dei sette e la necessità di arrestarli per impedire che continuassero a commettere reati.
Che il clima volgesse al brutto per i pm lo si era capito già ieri, quando nell'udienza davanti alla Cassazione anche la rappresentante della Procura generale si era espressa per il rigetto del ricorso della Procura. Oggi arriva la decisione: ricorso inammissibile. Significa che nell'ordinanza che liberava i sette la Suprema Corte non ha riscontrato alcuna illogicità, come sosteneva il ricorso.
Con una nota, Coima ha dato comunicazione della decisione della Corte di Cassazione. "Dal 16 luglio, data di notifica delle accuse, al 12 novembre, data di udienza della Corte Suprema -in 120 giorni- undici giudici, oltre alla stessa Procura Generale di Stato, hanno radicato progressivamente fino al livello massimo della magistratura la nostra estraneità a quanto contestatoci. Questa dinamica, a seguito di uno degli stress test più profondi che potessimo immaginare, equivale a un riconoscimento virtuoso dell’integrità, del rigore, della professionalità e della capacità di reazione della nostra organizzazione e di tutte le persone di Coima".
"Sono soddisfatto per un lavoro cominciato a luglio con la richiesta di interrogatorio relativa alla richiesta di misura cautelare in carcere della Procura, proseguito con il Riesame sull'ordinanza di arresti domiciliari ad agosto", le parole dell'avvocato Giacomo Lunghini, difensore dell'architetto ed ex componente della Commissione paesaggio del Comune di Milano, Alessandro Scandurra, anche lui finito ai domiciliari quest'estate.
"Un periodo intenso - chiarisce l'avvocato - ma che grazie alla concentrazione dei tempi, che in questi casi il codice impone, ha permesso di arrivare in fretta a una decisione che restituisce all'architetto Scandurra il suo onore".