Censura per l'ex procuratrice di Nola: la decisione del Csm dopo l'esposto dei pm

Dei 13 pm della procura di Nola, 12 hanno denunciato nel 2021 la procuratrice Triassi, ora trasferita alla procura generale di Potenza

Censura per l'ex procuratrice di Nola: la decisione del Csm dopo l'esposto dei pm
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A seguito di un'indagine interna, il Csm ha deciso di sanzionare con la censura e il trasferimento alla procura generale di Potenza l'ex procuratrice di Nola Laura Triassi. Invece, è stata decisa l'assoluzione per l'ex procuratore aggiunto Stefania Castaldi, per scarsa rilevanza del fatto contestato. Tutto è iniziato con un esposto alla procura di Napoli nel 2021, presentato da 12 procuratori su 13 totali che lavoravano presso la procura di Nola. L'accusa nei loro confronti era quella di comportamenti "gravemente scorretti" nei confronti dei colleghi.

I magistrati lamentavano disagio e malessere, portando a riprova della loro denuncia alcune registrazioni audio, con le quali hanno inteso documentare "aggressività verbale" e un comportamento definito "offensivo, sprezzante, indagatore". Proprio per il possesso di quegli audio, sono finiti sotto indagine anche 5 magistrati dei 12 che hanno sporto la denuncia, in quanto sono stati ritenuti coloro i quali erano fisicamente in possesso di quelle registrazioni, carpite senza consenso. Si tratta di Patrizia Mucciacito, Arturo De Stefano, Sarah Caiazzo, Luca Pisciotta e Gianluigi Apicella, per i quali la sezione disciplinare ha pronunciato sentenza di assoluzione per insussistenza dell'addebito.

Il procuratore Domenico Airoma, uno dei difensori in sede disciplinare dei cinque sostituti di Nola assolti, sottolinea che questa "è una sentenza che dirà molto sul rapporto tra procuratore e sostituti", perché "è un caso di disciplinare che orienterà in modo importante la deontologia del magistrato". Laura Triassi è un nome ben noto negli ambienti giudiziari campani, in quanto negli anni Novanta è stato uno dei magistrati che ha lavorato in prima linea sul filone della cosiddetta "Tangentopoli napoletana".

Quando le furono mosse le accuse, la procuratrice, ora di stanza a Potenza, ha veementemente respinto ogni addebito. A suo dire, le lamentele nei confronti del suo operato erano da imputarsi esclusivamente all'organizzazione dell'ufficio non gradita dai colleghi. Per il momento, la procuratrice non ha commentato la decisione del Csm.

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