
Dal prefetto di Trapani è arrivata la comunicazione per il fermo amministrativo della nave Mediterranea: dovrà rimanere in porto per 2 mesi ed è tenuta al pagamento di un'ammenda di 10mila euro. A comunicarlo è la stessa Ong, che ricorda anche che questo è "uno dei più pesanti provvedimenti in applicazione del decreto Piantedosi che in questi tre anni abbiano colpito le imbarcazioni della flotta civile di soccorso". La sanzione è stata comminata a seguito della violazione da parte della Ong delle indicazioni fornite dal Mrcc di Roma, che aveva assegnato alla nave Mediterranea il porto di Genova. L'equipaggio, invece, ha deciso arbitrariamente di dirigersi al porto di Trapani, dove ha sbarcato i 10 migranti a bordo.
"Le onde erano altre quasi tre metri e la Liguria non era raggiungibile", si giustificano oggi dall'organizzazione non governativa che gestisce la nave, che non è una piccolo motoscafo ma un'imbarcazione strutturata lunga 54 metri e larga 12, che può trasportare regolarmente 30 persone a bordo ed è equipaggiata con un ospedale. Non proprio una bagnarola che non galleggia ma una nave di stazza importante che regge bene anche un po' di onda. "Secondo il governo, Mediterranea è colpevole per aver voluto garantire al più presto possibile le necessarie cure mediche e psicologiche a terra a queste 10 persone. Esseri umani, gettati con violenza in mare dai trafficanti e miliziani libici la notte di giovedì 21 agosto in acque internazionali e da noi soccorse e sbarcate nel porto di Trapani nella serata di sabato 23. E dunque quale sarebbe il grave reato che abbiamo commesso?", si chiedono ancora nella nota.
L'idea che esistano delle leggi e che queste debbano essere rispettate, altrimenti si incorre in una sanzione, non esiste nel mondo delle Ong, che pensano di poter agire in base a quel che loro ritengono giusto. "La nostra colpa, la colpa di Mediterranea che oggi è agli arresti, è aver detto 'SignorNO!' a un ordine assurdo e disumano, quello di raggiungere un porto inutilmente lontanissimo, mettendo al primo posto la salute e la salvaguardia delle persone, e rifiutando di giocare sulla loro pelle stupidi giochetti politici di bassa lega", proseguono. Tuttavia, ignorano volutamente le disposizioni di Tar e Consiglio di Stato che sottolineano come sia solamente l'autorità preposta, e non la Ong, a stabilire quale sia il porto di sbarco, per una serie di ragioni che non devono essere comunicate alle organizzazioni. E a seguito della violazione v'è una sanzione.
"Disobbedire a un ordine illegittimo ed illegale è questione di dignità, e anche di pratica dell’obiettivo: la nostra azione, che oggi causa le catene e l’arresto di una nave che soccorre per sessanta giorni, ha prodotto 'qui ed ora' l’immediato sbarco in un porto sicuro di dieci naufraghi, il porto più vicino possibile, non il più lontano immaginabile, e questo era quello che ci interessava. A Piantedosi, alle sue catene, continueremo a rispondere 'SignorNO!' perché non siamo sudditi", si legge ancora. Anche se anno tutti che non sarà così, perché al terzo fermo c'è il sequestro della nave e difficilmente l'organizzazione vorrà arrivare a tanto, dopo averla appena comprata dalla tedesca Sea-Eye. L'organizzazione ha comunque fatto ricorso, ora starà ai giudici decidere dove si trova la ragione, tenendo presenti i precedenti.
Immancabile il commento di Angelo Bonelli (Avs), secondo il quale il fermo e la multa sono un "atto gravissimo che conferma la logica disumana del governo Meloni".
Esprimendo la propria solidarietà alla Ong, il deputato di Avs ha dichiarato che "serve abrogare subito queste norme, restituire libertà di azione alle navi umanitarie e ripristinare un sistema di salvataggio rapido e coordinato, perché nessuna vita umana sia più lasciata in balia del mare". Difficilmente il governo seguirà il "consiglio" di un esponente delle opposizioni che, ancora una volta, si schiera con chi è accusato di violare le leggi.