“Esaltò la jihad ma senza contribuire”: per questo motivo il gup di Milano Mattia Fiorentini ha assolto con rito abbreviato la giovane residente nel Milanese Hafsa Bakari Mohamed dall’accusa di "arruolamento con finalità di terrorismo internazionale". La decisione è stata pronunciata"perché il fatto non sussiste".
La vicenda risale al dicembre 2024, quando la Procura aveva ipotizzato che la 20enne, residente in provincia di Milano ma nata in Kenya, intendesse unirsi allo Stato Islamico. Le indagini, avviate dopo il monitoraggio di alcuni profili social, avevano portato al suo arresto in aeroporto a Bergamo, mentre si preparava a partire per la Turchia. Secondo gli inquirenti, da lì avrebbe voluto raggiungere la Siria per unirsi al gruppo jihadista.
Il giudice, però, ha ricostruito diversamente le intenzioni della giovane. Nelle motivazioni della sentenza risalente allo scorso luglio si legge che, pur "nell'esaltazione della jihad", di cui condivideva "la causa", e pur auspicando "di poter vivere in uno stato governato" dalla "legge coranica", dalla "sharia", non risultano elementi che indichino che "materialmente" avesse "fornito" un "contributo alla lotta armata jihadista", né che "fosse disposta a farlo".
Per il gup, l’obiettivo della ragazza era piuttosto "contrarre matrimonio con un musulmano praticante che vivesse in luoghi in cui vigeva la legge islamica" oppure in un Paese, come la Turchia, dal quale raggiungere la Siria "dopo che lo Stato Islamico si fosse definitivamente insediato". La giovane, assistita dall’avvocato Benedetto Ciccarone, si sarebbe limitata a "condividere con altri utenti della rete l'ideologia jihadista e taluni dei simboli e dei canti utilizzati (anche, ma non solo) dallo Stato Islamico". Inoltre avrebbe "espresso e condiviso l'auspicio che lo Stato Islamico prevalga nei conflitti" e "prenotato un biglietto aereo per la Turchia" con l’intenzione di sposare "un giovane ragazzo musulmano conosciuto on line" e stabilirsi in un Paese che applicasse la sharia.
Secondo il giudice tali elementi non dimostrano una disponibilità "a compiere atti a scopo terroristico" né a raggiungere "zone di guerra per prendervi parte". Da qui l’assoluzione e la conseguente revoca della misura cautelare.