
Niente domiciliari per Ilaria Bugetti, la sindaca Pd di Prato costretta a dimettersi dopo essere stata indagata per corruzione. Il gip ha respinto la misura cautelare chiesta dalla procura antimafia di Firenze per la prima cittadina dem, che dunque resta a piede libero. Ma soltanto, come sottolinea la nota del procuratore di Firenze Filippo Spiezia, a causa del “venir meno delle esigenze cautelari in seguito alle dimissioni dell’indagata dalla carica di primo cittadino di Prato”.
Ora che ha lasciato la sua poltrona, infatti, secondo il giudice per le indagini preliminari è venuto meno il pericolo che la presunta corrotta Bugetti possa reiterare il reato. Pericolo che invece, sottolinea la procura, “sarebbe stato immanente se l’indagata avesse mantenuto la carica pubblica, avendo la stessa, per anni, adottato un comportamento penalmente rilevante”.
Ai domiciliari, invece, c’è andato ieri mattina quello che gli inquirenti ritengono il suo corruttore, l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, alle cui istanze - secondo quanto sostengono i sostituti della Dda di Firenze Lorenzo Gestri, Lorenzo Boscagli e Antonino Nastasi - la Bugetti per amicizia e gratitudine si sarebbe “uniformata”. Per l’uomo, il gip ha infatti “riconosciuto la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato”, sottolineando peraltro “la tendenza dell’indagato a utilizzare le persone che ricoprono cariche pubbliche e che possono operare in suo favore piegando così ai suoi interessi la loro funzione”.
Tra i favori ricevuti dalla politica del Partito democratico, anche un presunto cospicuo aiuto alle elezioni, prima in consiglio regionale nel 2020, poi come sindaca di Prato lo scorso anno, occasioni nelle quali Bresci avrebbe procurato a Ilaria Bugetti migliaia di voti di massoni, essendo egli stesso gran maestro di una loggia, oltre a finanziare la campagna per l’elezione a prima cittadina. In cambio, la sindaca avrebbe nei suoi ruoli istituzionali agevolato gli interessi di Matteini Bresci.
Quanto al quadro accusatorio la nota della procura di Firenze ribadisce come il gip nel suo provvedimento abbia invece “ritenuto la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato di corruzione” per entrambi, “riconoscendo tutti gli episodi contestati dalla Procura della
Repubblica e affermando che il Sindaco di Prato si è uniformata alle richieste dell’imprenditore in ragione del rapporto di amicizia e gratitudine che aveva verso il medesimo a causa dei benefici ricevuti nel corso degli anni”.