Mille e una versioni: perché il padre di Saman rischia più di tutti

Nell'omicidio di Saman Abbas quella del padre potrebbe rivelarsi una figura chiave: cosa è stato detto di lui finora

Mille e una versioni: perché il padre di Saman rischia più di tutti
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È stato l’esecutore materiale? Il mandante dell’omicidio della figlia? Il presunto o possibile ruolo del padre di Saman Abbas nel sequestro, omicidio e occultamento del corpo della figlia, sarà stabilito in sede processuale, ma sul suo capo pesano alcuni indizi. Dipenderà da quale versione risulterà maggiormente verosimile per la giustizia.

È possibile, per esempio, che verranno ritenute significative le tempistiche relative alle dichiarazioni del fratello Danish Hasnain, inizialmente ritenuto l’esecutore materiale del delitto, ma che all’indomani dell’arresto di Shabbar Abbas in Pakistan ha condotto la polizia giudiziaria al luogo dell’occultamento. Non solo: l’opinione pubblica ha spesso sollevato la questione del suo allontanamento con la moglie Nazia Shaheen dall’Italia, senza far ritorno se non in manette.

Chi è Shabbar Abbas

Shabbar Abbas ha 47 anni e in Italia svolgeva il mestiere di un contadino in un’azienda agricola, all’interno della quale viveva con la sua famiglia. Ha lasciato, come detto, l’Italia all’indomani della scomparsa della figlia ma in Pakistan non era nascosto, tanto che è stato ripreso alla testa di un rito religioso. Attualmente è in carcere a Modena, dopo essere stato estradato dal Pakistan, e a processo a Reggio Emilia. Sta partecipando a tutte le udienze, e ha chiesto di non essere ripreso. Durante un’udienza sarebbe scoppiato in lacrime.

Cosa avrebbe detto Shabbar Abbas

Molte delle cose dette da Shabbar sono state riferite da terze persone. Nel corso di alcune interviste televisive, ad esempio, i datori di lavoro italiani, dopo che l’uomo era partito per il Pakistan, hanno spiegato di averlo sentito e che lui avesse promesso di tornare entro il 10 giugno 2021. Avrebbe anche affermato che Saman si trovasse in Belgio e che sarebbe andato dai carabinieri a spiegare tutto. Questo non è avvenuto.

Ci sono poi le dichiarazioni riportate dall’avvocato pakistano Akthar Mahmood, che ha spiegato come il suo assistito fosse convinto che la figlia si trovasse in area Schengen e, una volta saputo che era morta, avesse addossato la responsabilità al fidanzato Saqib Ayub - avrebbe parlato anche di un accomodamento economico, seccamente smentito dai legali di Saqib, che invece ha anche parlato di minacce ricevute da lui e dai suoi famigliari - e ai servizi sociali italiani.

Ma una delle ragioni principali per cui da sempre gli inquirenti italiani hanno cercato Shabbar è un’intercettazione telefonica con un fratello. Stando alle traduzioni (quelle degli inquirenti e quelle degli approfondimenti televisivi), che tuttavia collimano, Shabbar avrebbe detto all’interlocutore: “Una volta che sei cosciente, pensaci. Io non ho nulla di più importante del mio onore. Ricordalo: prima cosa.

Seconda cosa: se qualcuno parla ancora male di me non vi lascio stare, a nessuno. Ho lasciato mio figlio lì, ho anche ucciso mia figlia. Non mi importa di nessuno”. Secondo gli inquirenti queste parole si riferiscono al fatto che Saman si sia ribellata al matrimonio forzato.

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