Cronaca giudiziaria

Morì cercando di evitare lo stupro. Ma l'accusa: "È anche colpa sua"

I legali dei due uomini condannati per la morte di Martina Rossi hanno richiesto una nuova perizia: secondo questa visione, la studentessa deceduta nel 2011 precipitando dal balcone di un hotel fu in parte responsabile della sua stessa morte, scavalcando incautamente la ringhiera nel sottrarsi al tentativo di violenza sessuale

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La giovane Martina Rossi, deceduta a vent'anni nel 2011, sarebbe corresponsabile della sua stressa morte: avrebbe scavalcato incautamente la ringhiera del balcone dell'albergo di Palma di Maiorca in cui alloggiava, per sottrarsi due ragazzi che aveva conosciuto. Questa, secondo quanto riporta il quotidiano La Nazione, la tesi-choc sostenuta dai legali di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due condannati a tre anni per il tentato stupro cui seguì la scomparsa della studentessa in Spagna. E hanno chiesto una nuova perizia sulla morte della ragazza precipitata dal terrazzo nel tentativo, come confermato dalla Cassazione, di sfuggire ad una violenza sessuale. Una richiesta avanzata nell'ambito della causa civile intentata dai genitori della defunta, con la quale i familiari chiedono un milione di euro di risarcimento.

Nella visione di Albertoni e Vanneschi ci fu a quanto pare un certo grado di responsabilità di Martina nell'accaduto: la presunta decisione di scavalcare la ringhiera si sarebbe rivelata fatale. Una seconda perizia è stata poi chiesta per stabilire la corresponsabilità nella caduta a causa della balaustra, ritenuta troppo bassa. In entrambi i casi, il giudice non si è ancora espresso. Per una vicenda che si protrae da oltre un decennio, passando attraverso l'archiviazione iniziale da parte della polizia spagnola e la riapertura del caso: un processo in primo grado ad Arezzo e due processi d’Appello a Firenze. Ben cinque le sentenze, due condanne e un reato, quello di morte in conseguenza di altro reato, andato in prescrizione. Tentata violenza sessuale di gruppo, la pena riconosciuta ai due (allora giovanissimi) aretini. Vanneschi e Albertoni, oggi trentenni e condannati definitivamente in Cassazione il 7 ottobre del 2021, stanno scontando la pena in regime di semilibertà. Se il processo penale si è chiuso, quello in sede civile continua ad evolversi con richieste di risarcimento milionarie e nuove perizie.

Da un lato ci sono i genitori della giovane che hanno presentato anche una perizia medico-legale per dimostrare le conseguenze della morte della figlia sulle loro vite. Dall’altro, come abbiamo visto, la nuova richiesta di Albertoni e Vanneschi circa le modalità di caduta di Martina. E poi c’è la società che gestisce l’hotel Santa Anna, citata dagli imputati che sostengono che i balconi della struttura non fossero a norma. La società si è costituita in giudizio, ma si sarebbe dichiarata estranea ai fatti, in quanto avrebbe iniziato a gestire la struttura ricettiva dal novembre 2013, oltre due anni dopo la tragedia. Si profilano insomma mesi piuttosto complicati.

“Hanno ucciso mia figlia e continuano a mentire - il commento di Bruno Rossi, padre della vittima, riferendosi a Vanneschi ed Albertoni - come se in questi anni non fosse successo niente".

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