Cronaca giudiziaria

Massacrato dal rom, era stato aggredito anche da un rumeno

La procura di Crotone ha chiuso le indagini circa la violenta aggressione che ha ridotto in fin di vita il ventenne bolognese Davide Ferrerio

Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso agosto
Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso agosto

La procura di Crotone ha chiuso le indagini nelle scorse ore. E se la posizione del trentunenne Alessandro Curto (che avrebbe inconsapevolmente propiziato l'aggressione) va sempre più verso l'archiviazione, fra gli indagati figura un uomo di 34 anni originario della Romania, che avrebbe partecipato attivamente al pestaggio e che dovrà rispondere di tentato omicidio al pari degli altri tre indagati. Questi, stando a quanto riportato da La Repubblica, gli ultimissimi sviluppi relativi al caso "Davide Ferrerio", il giovane tifoso del Bologna aggredito la scorsa estate a Crotone da Nicolò Passalacqua (ventiduenne di Colleferro di etnia rom) a causa di uno scambio di persona.

Secondo gli inquirenti, quest'ultimo aveva intenzione di pestare la persona che aveva scritto alla fidanzata minorenne e le aveva proposto di incontrarsi. Un incontro al quale la giovanissima si presentò a quanto pare insieme alla madre Anna Perugino, a Passalacqua e ad una terza persona: si tratterebbe del trentaquattrenne romeno Andrej Gaju, compagno della donna. Solo che Curto, presagendo già la mala parata, sarebbe riuscito a defilarsi subito con uno stratagemma, inviando un messaggio alla ragazza:"Sono qua, ho la camicia bianca". La stessa che indossava il malcapitato Ferrerio, totalmente estraneo ai fatti, il quale ebbe tuttavia la sfortuna di trovarsi in quel posto proprio in quel momento, mentre aspettava un amico con cui andare a mangiare una pizza. E che fu quindi inseguito dal gruppo, raggiunto e malmenato, senza che potesse dare la propria versione. Percosse che lo avrebbero oltretutto ridotto in fin di vita, sulla base di quanto dichiarato dai familiari nel recente passato: il ragazzo è da tempo ricoverato all'ospedale Maggiore di Bologna (la città in cui viveva) ed è ormai di fatto in coma irreversibile.

In manette sono poi finiti sia Passalacqua che Perugino, oltre che la figlia di quest'ultima (ristretta in una struttura per minori). Nelle carte del pubblico ministero il reato contestato è quello di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. A Passalacqua si contesta l'esecuzione materiale dell'azione, secondo la procura aggravata dalla "volontà di mostrarsi agli occhi della minorenne all’altezza di difenderla". Alla quarantunenne viene invece contestata l'organizzazione della missione punitiva: concorso anomalo in tentato omicidio, l'ipotesi. E a Gaju, la partecipazione attiva all'agguato. Per gli stessi reati la procura dei minori sta inoltre procedendo separatamente nei confronti della giovane. A brevissimo dovrebbero quindi esserci ulteriori novità.

E il rinvio a giudizio per i protagonisti della vicenda appare ormai scontato.

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