
Tre patteggiamenti e due proscioglimenti. Si chiude così la vicenda giudiziaria sulla tragedia del Mottarone, in cui persero la vita 14 persone precipitate all'interno di una funivia. Tra le persone che hanno perso la vita, anche la mamma, il papà, il fratellino e i bisnonni materni di un bambino di 5 anni. Nessuno degli imputati andrà in carcere. "Questo è il valore che danno alla vita delle persone", sono state le poche parole di Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati, morta nello schianto.
Il gup di Verbania, Gianni Macchioni, ha accolto le istanze a patteggiare a 3 anni e 10 mesi avanzata da Luigi Nerini, il titolare della Ferrovia del Mottarone, e a 4 anni e 11 mesi e 4 anni e 5 mesi proposte da Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, rispettivamente direttore d'esercizio e capo servizio dell'impianto. Accolta anche la richiesta a patteggiare di Martin Leitner, consigliere delegato dell'omonima società e di Peter Rabanser, responsabile del customer service. Le pene concordate per Nerini, Perocchio e Tadini, quando diventeranno definitive, consentiranno di accedere all'affidamento ai servizi sociali e di evitare la detenzione in carcere. E questo perché per i primi due sono al di sotto dei quattro anni e per Tadini vanno scontati i sei mesi trascorsi ai domiciliari. "Dal signor Nerini non c'è mai stata una lettera di scuse ai famigliari delle vittime, questo ci lascia con un po' di amaro in bocca. Siamo comunque soddisfatti dell'esito del processo perché c'è stata una condanna severa per le persone contro cui ci eravamo costituiti parte civile, cioè Nerini e Tadini", le parole dell'avvocato Emanuele Zanalda, legale di alcuni parenti del ramo paterno del piccolo sopravvissuto.
Il procuratore di Verbania, Alessandro Pepè, ha detto: "Questo risultato non è il migliore, ma è una soluzione complessivamente adeguata. Siamo consapevoli della profondità del dolore dei familiari delle vittime, ma il processo penale non può mirare a restituire nulla e neppure ad attenuare il dolore. Non devono pensare all'entità della pena, ma che questo patteggiamento rappresenta un accertamento dei fatti e delle responsabilità. Questo anche la persona offesa può prenderlo in considerazione per provare a girare pagina nel limite di quanto umanamente possibile".
Il numero uno della procura di Verbania ha detto che i patteggiamenti si basano su un "dato di fatto: i tempi di indagine e dell'udienza preliminare sono stati particolarmente lunghi, ci siamo trovati a iniziare la seconda udienza preliminare dopo oltre quattro anni dai fatti e dobbiamo prendere atto di questa situazione".
E anche "riteniamo che questo tipo di atteggiamento, che certamente non applica pene particolarmente severe, possa essere preferibile rispetto all'inizio di un percorso dibattimentale che sarebbe stato molto lungo e anche dall'esito incerto visto il tempo già decorso e considerato che si trattava solo più di reati colposi. I tempi della prescrizione li conosciamo e non sono particolarmente lunghi".