"Passavo di lì in bici e ho visto Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, ho accelerato e sono andato via. Poi mi è presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo, così mi sono liberato dei vestiti e del coltello". Ha confermato la ritrattazione, già resa lo scorso 18 marzo, Moussa Sangare, il 31enne a processo davanti alla Corte d'Assise di Bergamo con l'accusa di aver ucciso Sharon Verzeni accoltellandola in strada a Terno d'Isola (Bergamo) la notte tra il 29 e 30 luglio del 2024. "Pur avendone avuto la possibilità, non ha voluto chiedere scusa e questo ci rammarica molto. Vogliamo solo che si faccia veramente giustizia perché abbiamo constatato che non ha alcun rimorso e questo ci fa molto male" ha detto Bruno Verzeni, il papà della vittima, commentando le dichiarazioni dell'imputato.
"Ho confessato perché ero stressato"
Quando venne arrestato, un mese dopo il delitto, Sangare ammise di aver aggredito Sharon in preda a un presunto "raptus" omicida. Successivamente ha cambiato versione, respingendo ogni addebito. Anche nell'udienza di questa mattina, durante la quale sono state sentite le parti civili, il 31enne ha ribadito di essere stato solo un testimone dell'agguato mortale e di non aver ucciso lui la donna. "Me l'hanno detto i carabinieri - ha spiegato - Secondo me è stato uno di Terno che sapeva come evitare le telecamere, ho confessato solo perché ero stressato e pensavo che così mi avrebbero rilasciato". Per quanto riguarda le tracce del Dna della vittima misto al suo, trovato sulla bicicletta che aveva usato la sera dell'omicidio, il 31enne ha tagliato corto: "Questa è l'unica cosa che non mi spiego".
Il legale della famiglia Verzeni: "Versione inattendibile"
Le parole di Sangare hanno suscitato amarezza e indignazione, tanto da essere recepite dai genitori di Sharon come l'ennesimo oltraggio alla memoria della figlia. "Oggi avrebbe potuto ammettere le sue responsabilità e invece ha continuato con questa versione totalmente inattendibile" ha dichiarato l'avvocato Luigi Scudieri, che assiste i coniugi Verzeni e Sergio Ruocco (il fidanzato della vittima), uscendo dal tribunale di Bergamo. "Evidentemente, non prova alcun rimorso, come avevano detto periti e consulenti nella scorsa udienza. Spiace perché credo che oggi Sharon abbia subìto un altro sfregio" ha poi aggiunto il legale. Questa "è la terza versione che racconta. - ha puntualizzato ancora Scudieri -Prima ha riferito di non essere stato a Terno, poi di esserci stato in un orario diverso da quello dell'omicidio, infine come testimone dell'omicidio. Una versione non totalmente bizzarra ma praticamente inattendibile". Quindi "ha mostrato ancora una volta di essere lucido e di non provare rimorso", ha concluso il legale.
"Ha ribadito la sua versione"
I carabinieri di Terno d'Isola riuscirono a risalire all'identità di Sangare partendo da un filmato estrapolato dalle telecamere di un banca ubicata nei pressi di via Castegnate, dove si consumò il delitto, che ripresero la "sagoma" di un uomo in bicletta mentre si allontanava velocemente dalla zona. Successivamente sono state trovate tracce miste del Dna del 31enne con quello della vittima sulla bici in uso all'epoca all'imputato. Tuttavia, dopo l'iniziale confessione, a processo il giovane ha sempre negato di essere coinvolto nella vicenda. "Già nel corso della prima udienza aveva detto di essere innocente, e alla successiva si era dilungato nei dettagli, professandosi comunque innocente", ha spiegato l'avvocato Giacomo Maj, legale di Sangare.
"Oggi era l'udienza per le parti civili e del suo esame e ha ribadito la sua posizione, di essere cioè passato di lì, di aver visto una sorta di litigio e di non essere stato lui - ha concluso Maj - È la sua posizione e l'ha ribadita anche oggi".