
Il caso Cecchettin scrive una nuova pagina. La Procura di Venezia ha fatto appello alla sentenza di condanna di Filippo Turetta all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, perché non sono state riconosciute le aggravanti di stalking e crudeltà ma solo quella della premeditazione. Lo scorso 3 dicembre, Turetta è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Venezia. A giorni è atteso anche l'appello del difensore di Turetta, visto che i termini scadono il 27 maggio prossimo.
L'avvocato Stefano Tigani, legale di Gino Cecchettin, è stato raggiunto da LaPresse e ha spiegato che "come collegio difensivo della famiglia Cecchettin avevamo chiesto espressamente l'impugnazione della sentenza da parte della Procura di Venezia. Non sappiamo se abbiano deciso in questo senso sulla base della nostra richiesta, ma la decisione della Procura ci rincuora e mostra che noi non eravamo dei visionari: quelle aggravanti c'erano". Tigani ci ha tenuto a specificare che "non è mai stata nostra intenzione entrare in polemica con la decisione della Corte ma per noi, coerentemente con quanto sostenuto durante il processo, quelle aggravanti c'erano". Secondo la sentenza, invece, le 75 coltellate che Turetta ha inferto a Giulia non sono figlie della "crudeltà" ma della "inesperienza" dell'assassino. In base a quanto scritto nella sentenza, queste non erano "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima", ma una "conseguenza della inesperienza e della inabilità" di Turetta.
Questa lettura deriva da una interpretazione fatta dalla Corte di Cassazione nel 2015, dove veniva messo per iscritto, in un caso di delitto, che "la mera reiterazione dei colpi inferti, non può determinare la sussistenza dell'aggravante... Se tale azione non eccede i limiti connaturali rispetto all'evento preso di mira e non trasmoda in una manifestazione di efferatezza, fine a sé stessa". Per quanto riguarda il non riconoscimento dello stalking, i giudici veneziani hanno scritto nella sentenza che "l'aggravante contestata è espressamente circoscritta al periodo in prossimità e a seguito del termine della relazione intrattenuta".
A fronte di queste motivazioni, la sorella di Giulia era stata particolarmente dura: "Una sentenza simile, con motivazioni simili in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un terribile precedente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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