Non è solo colpa di un decreto se la gioventù brucia in una cella

La gioventù brucia, la sinistra se la prende col termometro del governo e non con la febbre che sta distruggendo i nostri ragazzi

Non è solo colpa di un decreto se la gioventù brucia in una cella
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La gioventù brucia, la sinistra se la prende col termometro del governo e non con la febbre che sta distruggendo i nostri ragazzi. Il rapporto della Onlus Antigone sulla giustizia minorile segnala che «sono quasi 500 (496, ndr) i minori detenuti in Italia al 15 gennaio 2024». La palma va a Milano con 69 reclusi, in coda quello femminile di Pontremoli con otto ragazze, i reati sono principalmente rapina, furto e spaccio. Nel 2023 dalle porte girevoli delle carceri minorili sono passati in tutto 1.143 minori, quasi il 40% in più degli 835 reclusi del 2021. Sono gli «effetti negativi» del cosiddetto decreto Caivano, il provvedimento del governo che ha esteso l'applicazione della custodia cautelare in carcere per i crimini degli under 18 dopo gli stupri delle cuginette al Parco Verde della città partenopea. Proprio per questo orrendo episodio i gip del Tribunale di Napoli Nord e del Tribunale per i minorenni di Napoli hanno accolto le richieste delle rispettive Procure e hanno disposto il giudizio immediato per i 7 indagati (allora minori, oggi tra i 15 e i 18 anni), cinque dei quali sono detenuti proprio negli istituti penali minorili.

Se è vero che per Antigone è «un passo indietro illusorio, perché punire per educare è una politica perdente», nessuno risponde alla domanda vera: a

cosa si deve questo disagio giovanile? Certamente ci sono gli effetti del Covid, che hanno alterato significativamente la capacità dei ragazzi più fragili di integrarsi. Ma c'è anche una preoccupante deriva educativa, figlia

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