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Il pc "preso" in Procura può mettere nei guai Venditti

Il computer mai riscattato, quindi non gli può essere restituito. Ma valere per l’accusa

Il pc "preso" in Procura può mettere nei guai Venditti
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Il 7 luglio di due anni fa, quando andò in pensione al compimento del 70° anno d'età, l'allora procuratore di Pavia Mario Venditti si portò a casa il computer di servizio, un portatile Dell. Probabilmente pensava di chiedere al ministero della Giustizia di riscattarlo, ma non lo ha fatto. E ora quella dimenticanza rischia di dare una grossa mano alla Procura di Brescia, che indaga Venditti di corruzione in atti giudiziari per la sua gestione delle indagini sul delitto di Garlasco, e di corruzione e peculato per il «Sistema Pavia», la rete di rapporti illeciti tra imprese, carabinieri e politica di cui l'ex magistrato è accusato di avere fatto parte in ruolo di punta. Le accuse mosse contro Venditti sono finora andate a sbattere contro le ordinanze del tribunale del Riesame di Brescia che ha annullato i decreti di perquisizione e sequestro eseguiti dal Gico della Guardia di finanza il 26 settembre a carico di Venditti e altri personaggi del caso Garlasco. Tutti i dispositivi sequestrati nel blitz hanno dovuto essere restituiti a Venditti. Tutti, tranne il Dell col marchio «procura della Repubblica di Pavia», che rimane in mano agli inquirenti con tutto il suo contenuto, quello che i pm bresciani vogliono passare al setaccio alla ricerca di conferme ai sospetti su Venditti.

La presenza tra gli undici apparecchi sequestrati del computer di servizio era emersa del decreto di dissequestro disposto dal Riesame. La stranezza saltava all'occhio, perché un pc giudiziario è una banca dati riservata, fornita di software appositi per gli accessi da remoto. Si era fatta l'ipotesi che Venditti avesse regolarmente fatto richiesta di poter trattenere il Dell, eliminando ovviamente le app e i documenti della Procura, e il difensore dell'ex magistrato, Domenico Aiello, aveva fatto sapere che l'iter era stato effettivamente avviato. Ma non è mai stato concluso. Di conseguenza, la Procura di Brescia ha deciso di tenersi il pc in attesa di restituirlo alla Procura di Pavia.

Gli inquirenti sono consapevoli di muoversi su un terreno delicato, perché il contenuto riguarda l'attività professionale di Venditti e di un'intera Procura, e l'ex magistrato potrebbe sostenere che le sentenze del Riesame impediscono comunque di accedere ai contenuti (compreso, pare, materiale privato) del Dell. Per questo è probabile che prima di aprire il computer la Procura di Brescia attenda l'esito del proprio ricorso in Cassazione contro le ordinanze di dissequestro.

Se, come auspica il procuratore Francesco Prete, il ricorso venisse accolto, almeno sul Dell, si potrebbe cercare riscontro alle ipotesi di accusa avanzate contro Venditti, che si protesta innocente e vittima di un complotto.

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