Qualcosa sembra muoversi nella prevenzione giudiziaria in ambito familiare, come dimostra la sentenza del tribunale di Como nei confronti di due coniugi tunisini accusati di maltrattamenti in famiglia nei confronti delle figlie minori, perché impedivano loro di svolgere una vita regolare come le proprie coetanee. Per lo stesso motivo è stato aperto un fascicolo anche a carico del fratello più grande presso il tribunale dei Minori di Milano.
I coniugi erano arrivati in Italia regolarmente per far crescere la propria famiglia nella sicurezza garantita dal nostro Paese, dalle sue leggi e dalle sue usanze. Ma nonostante questo non sono stati in grado di accettare che le ragazze, una volta conosciuto il modo di vivere occidentale, volessero seguirlo e quindi, come denunciato dalle minori, sono iniziate le vessazioni in quello che il tribunale di Como ha stabilito fosse ben più che un regime educativo particolarmente severo.
Tutto si interrompe nel 2019, quando le figlie hanno il coraggio di denunciare e una relazione dei servizi sociali ha fatto emergere il clima di terrore in cui le ragazze erano costrette a vivere. Stando ai racconti, infatti, le giovani non potevano nemmeno affacciarsi al balcone di casa e, se lo facevano, venivano trascinate all'interno dell'abitazione e malmenate, perfino con le scope. Era loro vietato di usare il telefono per restare in contatto con le amiche e una volta la figlia più grande è stata chiusa fuori casa dal padre perché era uscita con una cugina. Anche i fratelli minori ricevevano botte, spesso con le cinture, quando non facevano quanto richiesto. E tutto questo ha spinto ad aprire il fascicolo, che si è chiuso con un patteggiamento a 1 anno e 4 mesi per entrambi i genitori, che hanno evitato una pena più severa perché hanno accettato di intraprendere un percorso di recupero.
"Purtroppo le cronache sono piene di casi simili, di giovani donne maltrattate perché scelgono di togliersi il velo, uscire di casa da sole o rifiutare matrimoni combinati. È importante che emergano denunce come questa, ma sappiamo che tante altre donne subiscono in silenzio senza ricevere aiuto", ha dichiarato Silvia Sardone, europarlamentare e vicesegretario della Lega, sottolineando che il suo partito ha "istituito un osservatorio sulla crescente islamizzazione anche per difendere e sostenere queste vittime e ha proposto pene più severe per chi si rende colpevole di tali reati".
Quel che sorprende, ha concluso Sardone, è "il silenzio complice della sinistra e di certo femminismo che di fronte a questi drammi non trova mai la forza di difendere davvero i diritti delle donne".