L'avvocata di Alessia Pifferi è stata assolta. Accusata di avere aiutato la sua assistita a manipolare i test psicologici, al fine di ottenere una perizia psichiatrica nel processo (poi effettivamente disposta), Alessia Pontenani è stata invece scagionata da ogni accusa perché "il fatto non sussiste". Il gup di Milano Roberto Crepaldi, davanti al quale si è svolto il processo con rito abbreviato, ha assolto anche altre tre psicologhe del carcere di San Vittore imputate e lo psichiatra ed ex consulente della difesa Marco Garbarini.
A gennaio 2024 le perquisizioni a casa della Pontenani, legale diventata nota soprattutto dopo la difesa della Pifferi, condannata per avere abbandonato e lasciato morire di stenti la figlia di un anno e mezzo, avevano suscitato un vero e proprio terremoto in procura a Milano. La pm Rosaria Stagnaro aveva rinunciato al fascicolo sull'omicidio della piccola Diana Pifferi, che era coassegnato con il pm Francesco De Tommasi che aveva appunto avviato l'inchiesta bis sulla Pontenani e sugli esperti. Di recente, proprio per questo episodio, il Consiglio giudiziario milanese ha dato parere negativo al quinto scatto di anzianità di carriera del collega, contestando mancanza di "equilibrio". Anche l'Ordine degli avvocati di Milano e la Camera penale avevano diffuso una nota infuocata in difesa della collega. "Si ha la sensazione che sia un implicito invito (da parte della procura alla legale, ndr) a fare un passo indietro" nella difesa, scrivevano gli avvocati.
Nell'udienza di oggi il pubblico ministero ha replicato e chiesto nuovamente la condanna degli imputati. "La condotta che si contesta alla Pontenani - è un passaggio della controreplica del pm Francesco De Tommasi, che oggi in udienza ha parlato per circa due ore - è di avere eterodiretto la Pifferi, nel corso della perizia, istruendola su quello che avrebbe dovuto dire al dottor Pirfo (il perito, ndr) per sembrare "scema", compresa la "storia" degli abusi sessuali mai avvenuti". Ecco un passaggio dell'arringa dell'avvocato Limentani oggi in udienza: "Le indagini e il conseguente processo hanno causato danni enormi a tutti gli imputati. Ha condizionato l’operato dei periti tutti. Ha impedito agli psicologi di continuare a lavorare. Ha impedito al consulente psichiatra di continuare ad assistere l’imputata nel processo di appello. Ha costretto l’avvocata Pontenani a difendere la Pifferi sotto pressione". Ancora: "Il movente sarebbe stato quello di obbligare la Corte di Assise a disporre una perizia. Ne sono state ordinate poi addirittura due (...). E allora quale sarebbe stato lo scopo dei presunti rei? Convincere i giudici ad effettuare una perizia che tutti dicono era nell’ordine delle cose che sarebbe stata svolta".
Pontenani su Facebook ha ringraziato i suoi avvocati Gianluigi Comunello ed a Corrado Limentani. "Grazie perché mi hanno supportato e sopportato in questi due anni di processo", si legge. Mirko Mazzali, un altro dei difensori insieme a Adriano Bazzoni e Alessandro Pistochini, ha commentato: "Finalmente è stata restituita con questa giusta assoluzione la dignità a delle professioniste che tanto avevano operato in una situazione difficile quale è il carcere".
Pifferi nel processo di secondo grado è stata condannata a 24 anni di carcere: una significativa riduzione della pena rispetto all'ergastolo che le era stato inflitto dalla corte d'Assise.
I giudici le hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti all'unica aggravante rimasta in campo, probabilmente per via del riconoscimento di quei tratti di personalità messi in luce dalla perizia disposta anche in appello. Perizia che ha stabilito, come già quella disposta in primo grado, che era perfettamente in grado di intendere e di volere.