Si aggiunge l'imputazione di falso a quattro carabinieri coinvolti nel caso Ramy. E salgono quindi in tutto a sette i militari indagati dopo l'inseguimento del 24 novembre 2024 dove a morire fu il 19enne in sella a uno scooter guidato da Fares Bouzidi. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio stradale per il guidatore della Gazzella che ha speronato lo scooter, quello per depistaggio in cui sono coinvolti altri quattro carabinieri, e quello per falso su presunte irregolarità nell'atto di arresto. Sono quattro in totale le pattuglie coinvolte nella vicenda: le tre auto che inseguirono il Tmax, fino allo schianto all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, e l'ultima auto con due militari arrivati in un secondo momento e accusati di depistaggio per avere, secondo la tesi dei pm, obbligato un testimone a cancellare dei video.
Due militari sono stati iscritti in queste ore - come anticipato nelle pagine milanesi de Il Giorno, la Repubblica e il Corriere della Sera - e sarebbero accusati di falso ideologico per il verbale d'arresto. Sull'atto di arresto non si faceva alcun cenno ad un urto tra l'ultima macchina e lo scooter, prima dello schianto verso il palo di un semaforo. Urto che risulta, invece, da tutte le relazioni, anche dei consulenti, agli atti. La Procura aveva già chiuso pure due tranche di indagini contestando a quattro carabinieri accuse, a vario titolo, di favoreggiamento e depistaggio in relazione alla cancellazione di video e file di alcuni testimoni. Al militare che era alla guida della "gazzella" coinvolta nell’incidente è stato comunicato a luglio, insieme a Bouzidi, l’avviso di conclusione indagini per omicidio stradale.
I pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano dovrebbero ora prendere una decisione: apprestarsi a chiedere il rinvio a giudizio, con conseguente fissazione dell'udienza preliminare, oppure cambiare strada e procedere con la richiesta di archiviazione.