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San Raffaele e coop, ora la Regione apre un'inchiesta

A settembre denuncia dei sindacati a ministero e dg Welfare: "Troppi professionisti esterni"

San Raffaele e coop, ora la Regione apre un'inchiesta
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Il caso del San Raffaele, che ha visto il blocco del pronto soccorso e dei ricoveri nella notte fra il 6 e 7 dicembre al terzo piano dell'Iceberg dove si trovano l'admission room, la medicina ad alta intensità e la medicina di cure intensive e affidati a una Cooperativa esterna di infermieri, è finito nel mirino di Regione Lombardia. L'errore, costato il posto a Francesco Galli, amministratore unico dell'ospedale del Gruppo San Donato che lunedì ha rassegnato le dimissioni ed è stato sostituito da Marco Centenari, è stata la scelta di esternalizzare la gestione infermieristica di reparti ad alta intensità di cure e quindi molto delicati alla cooperativa esterna di infermieri, evidentemente incapace di gestirli. Una decisione che per altro era stata sconsigliata dagli «interni».

L'assessore regionale al Welfare che due giorni fa ha annunciato un'indagine interna ieri ha ribadito come «il sistema sanitario lombardo sia costantemente impegnato nel monitoraggio e nella prevenzione delle situazioni complesse. Quando emerge un problema specifico, interveniamo immediatamente, come abbiamo fatto con l'autorità del San Raffaele», prosegue. Bertolaso ha evidenziato il buon coordinamento tra istituzioni e settore privato: «È evidente che prima della riunione del CdA ci sia stato un confronto con i vertici del Gruppo San Donato, e i risultati si sono visti da subito». «Dopo l'esame dei risultati delle ispezioni potremo avere idee più chiare» commenta laconico il presidente della Regione Attilio Fontana, mentre chiede «un Consiglio regionale straordinario» il capogruppo M5S in Consiglio regionale, Nicola Di Marco.

Che qualcosa non funzionasse nell'ospedale era già stato segnalato il 15 settembre direttamente al ministro della Salute Schillaci, al presidente della Regione Lombardia Fontana, all'assessore Bertolaso e al dg Welfare Melazzini, con toni piuttosto allarmistici dal Rsu San Raffaele. Tra i vari punti nel mirino «un ricorso generalizzato ad appalti, anche dell'assistenza, a cooperative e società di professionisti, ma anche a singoli professionisti con partita IVA autorganizzati per le sostituzioni in caso di assenza improvvisa, con gravi risvolti sulla continuità assistenziale e sulla sicurezza generale dell'Ospedale» e «un ricorso selvaggio a straordinari, gettoni, reperibilità, oltre i limiti previsti dalla Legge, con possibili ripercussioni negative sulla sicurezza e la qualità delle prestazioni erogate».

Eppure un campanello di allarme sulle condizioni di lavoro al San Raffaele avrebbero dovuto accenderlo le continue dimissioni di tecnici, e infermieri soprattutto, al ritmo di una quindicina al mese, su un organico di un migliaio complessivamente.

«Non solo - racconta Angelo Mulè, segretario provinciale Usi sanità e delegato sindacale San Raffaele -: a inizio mese si sono dimessi in blocco una decina di infermieri e la capo sala». E anche la Cgil parla di un disastro annunciato: «Quanto accaduto non ci meraviglia né ci sorprende».

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