Raffaele Sollecito è intervenuto nelle scorse ore sui social per esprimere la propria opinione sul caso dell'omicidio di Garlasco, creando un parallelo con la vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista per anni insieme all'ex Amanda Knox: inizialmente condannato con la ragazza per l'omicidio di Meredith Kercher avvenuto a Perugia nel 2007, il 41enne è stato definitivamente assolto con lei nel 2015 dalla Corte di Cassazione.
"Ci sono storie che non finiscono, anche quando la giustizia dice che sei innocente", esordisce Sollecito in un video pubblicato sul proprio profilo TikTok, "la mia è così". "Viviamo in un mondo dove si censurano battute fatte verso le minoranze ma si può facilmente rovinare la vita di un innocente e poi far finta di nulla", aggiunge,"e lo sto vedendo di nuovo nel caso di Garlasco e la cosa mi intristisce molto''.
"Il marchio che mi porto addosso non è una colpa, è uno stigma", affonda il 41enne,"e quello non te lo toglie nessuna sentenza, nemmeno una di assoluzione". "Di fatto il politically correct difende tutto e tutti, tranne chi non ha fatto nulla", considera Sollecito, che si lamenta del fatto che a distanza di anni, dopo la sentenza di assoluzione in terzo grado di giudizio, debba difendersi dalle accuse che evidentemente gli vengono ancora rivolte da qualcuno.
"Ancora oggi mi sento costretto dimostrare di non essere quello che hanno raccontato di me", spiega infatti raccontando il profondo disagio che vive nelle azioni quotidiane della sua vita."Mi capita spesso di sentire di doverlo dimostrare quando entro in un bar, quando vado a fare qualche commissione", racconta ancora Sollecito,"quando leggo nello sguardo delle persone un pregiudizio o un atteggiamento di voler sapere o conoscere cose che in realtà non sanno di me e colmare quella distanza che c'è fra chi sono e quello che leggo nello sguardo delle persone che mi circondano''.
''In un mondo come questo una sentenza di assoluzione non ti libera", afferma
verso la conclusione del video il 41enne, riferendosi ancora una volta alla propria condizione, "ma spesso ti porta in una nuova prigione, quella del giudizio e dello sguardo delle persone".
@raffaele.marco.sollecito Ci sono storie che non finiscono
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