Test per le toghe, al plenum del Csm i nomi degli esperti

Si tratta di Santo Di Nuovo, emerito di psicologia generale a Catania, Monica Molino, docente di psicologia del lavoro a Torino, Giuseppe Sartori, che insegna psicologia forense a Padova e infine Andrea Spoto, professore di psicometria a Padova

Test per le toghe, al plenum del Csm i nomi degli esperti
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C’è in Romania e c’è nei Paesi Bassi. Il colloquio con lo psicologo è un passaggio obbligatorio per il candidato che vuole indossare la toga. E questa prova non è considerata un’umiliazione, ma una tappa nel percorso per entrare in magistratura. Nessuno scandalo, del resto in Europa ci sono situazioni variegate e solo in Italia i test psico attitudinali sono stati visti come un’intrusione della politica nel recinto del potere giudiziario. Altrove alcuni paesi, come la Romania e i Paesi Bassi, li hanno introdotti, altrimenti, vedi la Finlandia, si affidano ai test per pesare le personalità che aspirano ad incarichi dirigenziali. C’è poi chi non li ha, ma come capita in Spagna, la discussione sul punto avviene in modo laico. Senza che questo venga letto come un tentativo di mettere le briglie alla magistratura.

In Italia i test sono previsti dal decreto legislativo 44 del 28 marzo 2024. Ci sono state polemiche e scintille poi la palla è passata al Csm e non se ne è saputo più nulla per un anno e mezzo. Domani, finalmente, dopo un’estenuante attesa, la Sesta Commissione proporrà al plenum quattro nomi di altrettanti professori universitari e chiederà di sbloccare le loro nomine. Se tutto andrà come dovrebbe, il plenum autorizzerà e a quel punto il quartetto si metterà al lavoro. Gli esperti sono Santo Di Nuovo, emerito di psicologia generale a Catania, Monica Molino, docente di psicologia del lavoro a Torino, Giuseppe Sartori, che insegna psicologia forense a Padova e infine Andrea Spoto, professore di psicometria a Padova.

Il problema è che ci vorrà, a stare stretti, un anno prima che il poker di esperti metta a punto i test. Insomma, si rischia di perdere almeno dodici mesi rispetto alle previsioni del legislatore che puntava a far partire gli esami con il primo concorso del 2026. A questo punto è fin troppo facile prevedere un rinvio o una proroga della vecchia norma, altrimenti si andrà incontro alla paralisi del sistema. Ci sono invece paesi europei, di solito ritenuti all’avanguardia come i Paesi Bassi, dove i test sono parte del training: «Durante le procedure di valutazione e prima dei colloqui finali - si legge nella relazione della nona Commissione - al fine di valutare le competenze psicologiche, le attitudini o l’equilibrio mentale dei membri della magistratura, viene testata la stabilità emotiva del candidato sia nell’ambiente lavorativo che nella vita privata». In concreto, «vengono somministrati vari test analitici e il candidato viene valutato dallo psicologo durante un colloquio dove viene svolto anche un gioco di ruolo».

Che cosa accadrebbe se il gioco di ruolo venisse introdotto nel nostro Paese? Sicuramente si parlerebbe di attacco all’autonomia e all’indipendenza della magistratura. In Italia dovrebbe partire l’iter per mettere a punto il format. Insomma, i test cominceranno con almeno un anno di ritardo. Non il 1 gennaio 2026, ma nel 2027.

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