
Le immagini degli abusi subiti da una 14enne, ripresi e poi diffusi sui social, sono diventate ieri la prova più cruda di un processo che scuote l'Abruzzo. Nell'aula del Tribunale per i minorenni dell'Aquila, il silenzio è stato rotto solo dalla proiezione di quei video, lasciando una ferita profonda nella madre della giovane vittima, che ha lasciato l'aula in lacrime. Sul banco degli imputati ci sono due ragazzi, oggi di 16 e 17 anni, accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata e diffusione di materiale pedopornografico.
L'inganno e la violenza: la ricostruzione dei fatti
La vicenda, come riportato dai quotidiani locali Il Centro e Il Messaggero, risale a due anni fa nella città costiera di Vasto. Secondo l'accusa, la giovane vittima, all'epoca appena 13enne, fu convinta da un'amica a fumare uno spinello e a recarsi a casa di due coetanei. È lì che, in un presunto stato di incoscienza indotto dalla sostanza, si sarebbe consumato il terribile abuso. Mentre uno dei ragazzi la violentava, l'altro riprendeva l'intera scena con il proprio cellulare. Un gesto di una crudeltà disarmante, destinato a raddoppiare l'orrore della violenza fisica con una successiva umiliazione pubblica.
La doppia brutalità: dagli abusi alla diffusione dei video
La brutalità dell'episodio non si è fermata alla violenza subita. I video, registrati durante l'abuso, sono stati ben presto fatti circolare. Inizialmente condivisi in una chat di classe, sono poi finiti su Instagram, raggiungendo rapidamente una platea ben più vasta e non voluta. La vittima, che a causa del suo stato non ricordava quanto accaduto, è venuta a conoscenza delle violenze solo quando le immagini le sono state mostrate da terzi. La scoperta è stata un colpo devastante, facendo precipitare la 14enne in un"baratro più profondo" da cui ha cercato disperatamente di risalire. Il trauma l'ha spinta a prendere una decisione drastica: lasciare la sua città e cambiare scuola, pur di allontanarsi dal luogo dove era avvenuta la violenza e dalla comunità che aveva assistito alla sua umiliazione.
Le lacrime in aula e la speranza di giustizia
Ieri, l'udienza si è concentrata sulla proiezione di quelle stesse immagini che hanno distrutto la vita della ragazza. Un momento di insopportabile dolore per la madre della vittima che non ce l'ha fatta a resistere ed è esplosa in un pianto inconsolabile. La giovane, invece, non era presente e la sua assenza è un chiaro segno del percorso di protezione e guarigione che sta affrontando. Il giudice ha ascoltato altre testimonianze e ha aggiornato l'udienza al prossimo 22 ottobre, quando avverrà la discussione finale.
L'intero processo è un difficile percorso verso la giustizia, con la speranza che un verdetto possa portare, se non alla cancellazione del dolore, almeno alla giusta definizione giudiziaria di una vicenda che ha segnato per sempre la vita di una giovanissima ragazza.