Scatta l'operazione Calypso: così è stata fermata la rete criminale cinese. Colpita anche l'Italia

Maxi-operazione Eppo contro una rete criminale cinese attiva in 14 Paesi Ue, Italia inclusa. Frode da 700 milioni su merci importate illegalmente via Pireo: arresti, sequestri e riciclaggio di fondi verso Pechino

Eppo
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Maxi-operazione internazionale dell’European Public Prosecutor’s Office (Eppo) contro una rete criminale cinese. Le cifre sono enormi: una presunta frode da 700 milioni di euro. Riflettori accesi sul porto del Pireo, in Grecia, una delle porte principali per l’importazione in Europa delle merci cinesi: le autorità europee hanno smantellato un sistema criminale che da anni alimentava un’economia parallela basata sull’importazione illecita di merci. L’inchiesta riguarda quattordici Paesi europei, Italia compresa.

Dall’abbigliamento alle calzature, passando per bici elettriche e monopattini: un flusso costante di beni dalla Cina all’Europa ma attraverso un processo illegale. La rete finita nel mirino della Procura europea, infatti, avrebbe sottostimato il valore dei beni o li avrebbe classificati in modo fraudolento con un unico obiettivo: eludere i dazi doganali. Missioni completate grazie alla collaborazione di vari professionisti, dai broker doganali ai consulenti fiscali.

Le società utilizzate per le prime operazioni di importazione risultavano registrate principalmente in Bulgaria, ma in realtà operavano in Grecia con una partita Iva greca. Le merci venivano successivamente vendute a società stabilite in altri Stati membri, consentendo al primo acquirente – apparente – di beneficiare di un’esenzione Iva all’importazione basata sulla cosiddetta procedura doganale 42 (CP42): si tratta di una procedura creata per semplificare il commercio transfrontaliero che esenta gli importatori dal pagamento dell'Iva nel Paese di importazione se le merci vengono successivamente trasportate in un altro Stato membro dell'Ue (tra gli altri Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Italia). Ma in realtà i soggetti giuridici indicati come acquirenti finali non ricevevano mai la merce: si trattava di aziende fittizie oppure di identità rubate a imprese ignare.

Superati i controlli, i beni cinesi venivano stoccati in magazzini controllati dalla rete criminale. Successivamente la merce veniva venduta sul mercato parallelo in contanti, con documentazione distrutta oppure mai emessa. Ma non solo. Il sistema fraudolento prevedeva la produzione di fatture false e documenti artefatti per simulare vendite successive e celare la destinazione reale dei prodotti, abbattendo di fatto costi fiscali e doganali. Gli incassi venivano poi riciclati e trasferiti in Cina con l’ausilio di circuiti bancari sotterranei.

Il danno totale delle attività criminali oggetto di indagine è attualmente stimato in circa 700 milioni di euro: oltre 250 milioni di euro provengono da dazi doganali evasi (che confluiscono interamente nel bilancio dell'Ue) e quasi 450 milioni di euro da Iva non pagata (che danneggia sia il bilancio dell'Ue che i bilanci nazionali degli Stati membri). Ma il danno causato dal sistema fraudolento oggetto di indagine è probabilmente molto più elevato.

L’operazione Calypso ha portato all’arresto di dieci persone – compresi due funzionari doganali – e al sequestro di contanti per un valore

complessivo di 5,8 milioni di euro, in diverse valute e criptovalute, oltre a più di settemila biciclette elettriche, quasi quattromila monopattini, 480 container, ventisette veicoli, immobili, beni di lusso e armi da fuoco.

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