Anatolij Onoprijenko, il Terminator ucraino senza rimorsi

52 vittime accertate, bambini trucidati e violenze macabre: Anatolij Onoprijenko, la "bestia dell'Ucraina" è tra i serial killer più brutali di tutti i tempi

Screen jason voorhees via YouTube
Screen jason voorhees via YouTube

Il disordine mentale legato all’infanzia e le tragedie vissute strada facendo: questo, secondo molti esperti, è il mix ha reso Anatolij Onoprijenko uno dei più brutali serial killer della storia. Ribattezzato dalla stampa “Terminator”, l’ucraino ha ucciso 52 persone in nome di una sorta di vendetta contro chi lo aveva abbandonato. Un folle sanguinario eccitato dalla violenza di notte, un uomo mite in cattive acque di giorno: i due volti di Onoprijenko hanno tracciato un solco nella storia ucraina, anche solo per la straordinaria caccia all’uomo messa a punto dalle autorità per mettere fine a una strage senza precedenti. “Uccidere era la mia vera strada”, la sua confessione dopo l’arresto: nessun rimorso, nessuna richiesta di perdono.

I traumi dell'infanzia

Anatolij Onoprijenko nasce il 25 luglio del 1959 a Laski, in Ucraina, all’epoca sotto il controllo sovietico. Quando ha appena un anno perde la madre e lui resta solo con il padre alcolizzato e il fratello. Il genitore però decide di affidarlo a un orfanotrofio, tenendo con sé soltanto il fratello. I primi tempi sono difficili, durissimi, ma alla fine riesce ad ambientarsi, anche se il trauma resterà indelebile: il senso di abbandono lo accompagnerà per sempre, con la crescita esponenziale dell’odio nei confronti delle famiglie stabili e felici.

L'adolescenza distruttiva

Nonostante il carattere timido, riesce a farsi degli amici nel corso della sua adolescenza. A 14 anni entra a fare parte della scuola forestale di Malyn e mostra grande attitudine per lo sport. Ma qualcosa non va. Anatolij Onoprijenko cambia di punto in bianco, assumendo un comportamento altamente distruttivo: inizia a bere, fumare e rubare.

Il futuro serial killer abbandona la scuola a 17 anni per arruolarsi nell’esercito, ma l’esperienza non va come desiderato. Anatolij Onoprijenko viene preso in giro e deriso dagli altri militari: l’ennesima esperienza dura e traumatica della sua vita. Dopo essersi congedato, trova lavoro in una nave da crociera, dove inizia a sottrarre denaro dalle cabine degli ospiti. In quel frangente si innamora di una cameriera: dopo tre anni insieme, lei rimane incinta. Lascia dunque il lavoro per stare con la famiglia, ma ben presto inizia a mostrarsi insofferente. La conseguenza è inevitabile: abbandona compagna e figlio al loro destino e decide di iniziare un altro capitolo della sua vita.

La nascita della "bestia dell'Ucraina"

Assistito da un ospedale psichiatrico per problemi mentali legati alla schizofrenia, Anatolij Onoprijenko cambia spesso lavoro. Un’esistenza erratica, ma la sua vera passione è il crimine: ruba e la fa sempre franca, sfuggendo alla polizia dopo ogni colpo. Ma la rabbia nei confronti della società e dell’istituzione famiglia continua a crescere ormai da anni e giunto alla soglia dei trent’anni decide di fare un passo in più.

Nel 1989, insieme a un amico conosciuto in palestra – Sergei Roghozin, anche lui futuro assassino seriale - Anatolij Onoprijenko irrompe in un appartamento per mettere a segno una rapina e decide di sterminare l’intera famiglia, uccidendo dieci persone. Per la precisione due adulti e otto bambini: nessuna esitazione, tutte le vittime finite con diversi colpi di pistola.

La storia criminale di Anatolij Onoprijenko

Interrotto il sodalizio con Rogozin, Anatolij Onoprijenko vuole continuare a uccidere. L’omicidio lo fa sentire superiore, un uomo potente. Il primo omicidio in solitaria testimonia la sua freddezza: uccide cinque persone che stanno dormendo in una macchina e brucia i cadaveri, compreso quello di un bambino di 11 anni. Non contento, fa fuori anche due malcapitati passati in quella zona per puro caso: meglio non lasciare testimone, prevenire qualsivoglia rischio.

Preoccupato per la possibile cattura, Anatolij Onoprijenko mette in stand-by la sua furia omicida e viaggia per tutta l’Europa. Torna nella sua Ucraina nel 1995 e trova un Paese completamente diverso: è indipendente, slegato dall’Unione Sovietica, ma soprattutto si rende conto che nessuno parla più dei suoi brutali omicidi. Per questo decide quindi di dare inizio a una carneficina senza precedenti.

Dopo aver ucciso una 70enne a Odessa e una coppia appartata in auto a Malyn, il 24 dicembre del 1995 Anatolij Onoprijenko entra in azione in un piccolo villaggio della zona rurale: nel cuore della notte, penetra nell’abitazione della famiglia Zajčenko. Prima spara ai due coniugi, poi strangola i due figli senza pietà. Non pago, decide di dare fuoco alla casa per eliminare le possibili tracce.

Dopo sette giorni, torna di nuovo in azione e replica lo stesso iter, eliminando a colpi di fucile quattro persone. Una volta terminato il massacro, incrocia per strada un uomo e per evitare il rischio di essere riconosciuto, decide di ammazzare anche lui. Il modus operandi è sempre lo stesso: dà fuoco alle abitazioni per escludere il rinvenimento di prove a suo carico, non lascia mai testimoni e agisce nel cuore della notte in zone difficili da raggiungere. Discorso diverso per le armi dei delitti: armi da fuoco, coltelli, accette e mazze, oppure a mani nude, strangolando persino i bambini. Gli adulti uccisi sempre per primi, poi i più piccoli.

La straordinaria caccia all'uomo

Tra un omicidio e l’altro, Anatolij Onoprijenko si stabilisce a Yavoriv. Dopo aver abitato da un cugino, va a vivere con una donna, Anna. Le chiederà di sposarlo con un anello rubato a una delle sue vittime: per assicurarselo, non si farà problemi a tagliare direttamente il dito. Nessun sospetto da parte della compagna sulla sua vita parallela: il serial killer le confida di essere un uomo d’affari e di girare il Paese per lavoro.

Le notizie sull’esistenza di un assassino seriale iniziano a circolare con sempre più insistenza, ma la polizia brancola nel buio e non ha tracce. Gli abitanti sono terrorizzati, vengono chiuse persino le scuole. La stampa fornisce i dettagli più brutali e viene soprannominato Terminator. Ma, come anticipato, gli investigatori sono in difficoltà, anche se conoscono alla perfezione il modus operandi della “bestia dell’Ucraina”.

Il governo decide di dare il via a una straordinaria caccia all’uomo: impiegati 2 mila investigatori, esercito schierato come in tempo di guerra e posti di blocco in diverse zone del Paese. Ma questo non impedisce a Anatolij Onoprijenko di continuare a soddisfare il suo appetito sessuale: nel gennaio del 1996 uccide 18 persone, mentre a febbraio trucida altri 9 innocenti.

Tra le vittime Galina e Serghi Bondarchuk, insieme ai figli di 7 e 9 anni: dopo aver sentito dei rumori, l’uomo si arma di accetta ma non c’è niente da fare. Gli spara con il fucile, lo trascina per qualche metro e aspetta l’arrivo della moglie: il killer la spinge in casa e le spara, muore sul colpo. Poi fruga in tutta la casa e trova i due bambini: prima spara alla bambina, poi al fratellino.

L'arresto e la fine della "bestia dell'Ucraina"

La storia criminale di Anatolij Onoprijenko termina il 14 aprile del 1996. Un uomo contatta la polizia affermando di aver visto una persona sospetta nascondere una pistola. Gli investigatori decidono di andare fino in fondo e bussano alla porta del serial killer: le autorità irrompono nell’appartamento, Onoprijenko prova a reagire afferrando un’arma da fuoco, ma viene bloccato in tempo e arrestato. La pistola è identica a una precedentemente sottratta su una scena del crimine.

L’abitazione è ricca di prove, a partire dalle mappe e dagli oggetti (ben 122!) presi dalle abitazioni dove aveva colpito. La confessione arriva pressoché subito e nei lunghi interrogatori racconta tutti i delitti commessi, rivelando i dettagli più macabri. Anatolij Onoprijenko dichiara di aver ucciso i bambini per risparmiare loro il dolore di una vita senza genitori, per evitare di creare nuovi individui che sarebbero cresciuti nel dolore. Nessuna emozione e nessun disagio nei suoi racconti.

In un secondo momento il Terminator ucraino afferma di sentire le voci e di essere stato spinto a uccidere da Satana in persona. Gli psichiatri danno il via ad accurate perizie e non hanno dubbi: è nel pieno delle sue facoltà mentali ed è capace di distinguere tra i concetti di bene e male. Il processo inizia nel febbraio 1999 a Zytomyr, nell’Ucraina occidentale, e il suo comportamento in aula lascia tutti interdetti: afferma di essere una belva nelle mani del Diavolo, alla ricerca di un verdetto di infermità mentale.

Il 31 marzo 1999 viene dichiarato colpevole dei 52 omicidi a lui iscritti: dopo tre ore di camera di consiglio, viene condannato a morte. La condanna viene però congelata a causa dei cambiamenti politici in atto in Ucraina. L’Europa è contraria alla pena di morte e la politica si mobilita per evitare possibili problemi diplomatici.

La pena viene commutata in ergastolo. Nonostante la promessa di evadere quanto prima, Anatolij Onoprijenko trascorre il resto della sua vita in carcere: muore il 27 agosto del 2013 nel penitenziario di Zytomyr per insufficienza cardiaca.

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