Pochi giorni fa, durante l'incidente probatorio, uno dei sopravvissuti al naufragio di Cutro ha raccontato un retroscena relativo al viaggio che da Smirne, in Turchia, ha portato lui e gli altri migranti a bordo di quel peschereccio in Italia. L'uomo, un siriano, ha raccontato che, durante il viaggio attraverso il Mediterraneo, gli scafisti girarono anche dei video a fini promozionali. Una sorta di spot da far girare sui social, che sarebbe servito per invogliare altri a prendere il mare affidandosi a loro. Per questa ragione venne chiesto ai migranti di comportarsi in modo naturale e normale, quasi come se fossero "turisti in crociera". In questo video, le persone a bordo di quel caicco avrebbero dovuto inneggiare e ringraziare colui che si presume sia stato l'organizzatore della traversata, un trafficante che aveva una sorta di "agenzia viaggi" in Turchia.
Abbiamo cercato traccia di questo video online ma non è presente. I video originali sono comunque ora in mano alla procura di Crotone e potrebbero aggravare la situazione degli indagati. Tuttavia, durante la nostra ricerca ci siamo imbattuti in altri video molto simili a quello descritto dal sopravvissuto di Cutro, che raccontano le pieghe di un traffico di esseri umani dai contorni enormi. Il video girato a bordo di quel caicco, infatti, non è un'eccezione. In questa breve clip che abbiamo scelto come esempio, la cui qualità a causa dei vari trasferimenti da smartphone a social non è ottimale, si vede un gruppo di uomini nel ventre di una barca in legno azzurra, uno dei tanti pescherecci che toccano le nostre sponde.
Questo stesso peschereccio è sbarcato nel nostro Paese, magari in autonomia o magari scortato da uno dei mezzi militari. O, in alternativa, rintracciato da una nave delle Ong. Le persone a bordo salutano, ridono e sorridono. L'ambientazione non è quella di un turista in crociera, ovviamente, come is evince dalle decine di persone ammassate sotto coperta per non essere intercettate dagli aerei da ricognizione e dai pattugliatori in mare. Questo video, verosimilmente una volta che il gruppo è arrivato in Italia, è stato inviato al trafficante che ha agevolato la traversata e caricato sui social o inviato nei gruppi Whatsapp, come dimostrazione di serietà nel lavoro e di riuscita del viaggio. Si è trasformato in un vero e proprio spot promozionale per la sua attività di tratta degli esseri umani per convincere altri migranti ad affidarsi a lui.
Ed è forse questo uno dei motivi che spingono Malta a requisire gli smartphone dei (pochi) migranti che arrivano sulle sue coste. Una pratica che viene vista di cattivo occhio dai migranti che, anche per questa ragione, sembrano preferire l'Italia, come da loro stessi dichiarato.
Nel nostro Paese possono liberamente comunicare con gli altri che si trovano ancora dall'altra parte del Mediterraneo, inviare video di lamentele, fornire indicazioni e dritte per raggiungere e per muoversi agevolmente nel nostro Paese. Continuare a tenere i rapporti con quelle organizzazioni che hanno pagato per raggiungere l'Italia, con tutto quello che ne consegue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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