Decine di cetacei uccisi e smembrati alle isole Faer Oer: polemiche per la Grindadráp

La locale caccia tradizionale, che i residenti vogliono difendere e preservare, attira come sempre un grande biasimo aldilà dei confini nazionali

Decine di cetacei uccisi e smembrati alle isole Faer Oer: polemiche per la Grindadráp
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Ogni volta che le immagini della Grindadráp, la caccia tradizionale delle Isole Faer Oer, vengono diffuse aldilà dei confini nazionali suscitano sempre grande clamore in tutto il mondo, a causa dell'uccisione di un numero solitamente molto elevato di cetacei e anche per il grande impatto visivo che trasmette questa mattanza.

Non hanno fatto eccezione le foto e i video inerenti l'ultimo episodio in ordine cronologico che, come riferito dai volontari dell'organizzazione Sea Sheperd, si è verificato nelle giornate di lunedì 25 e martedì 26 agosto. È intorno alle ore 12.00 di due giorni fa che gli attivisti lanciano l'allarme, documentando la cruda attività di caccia che si è svolta nelle acque di Skálabotnur: si tratta, spiegano, "del sesto caso in un anno". "Solo 4 anni fa, questa spiaggia è stata teatro dell'uccisione di 1428 delfini atlantici dal ventre bianco, il più grande massacro di cetacei mai registrato nella storia", aggiungonoi volontari.

Il giorno dopo si è verificata la seconda incursione da parte dei locali, conclusa con un'altra mattanza nel giro di meno di 24 ore dal primo episodio. "Secondo grind di fila", si legge accanto alle immagini della caccia. "In questo momento, a Tórshavn, 34 motoscafi stanno spingendo un branco di circa 50 globicefali verso la riva per essere massacrati. Alle 11:37, sono stati costretti a raggiungere la spiaggia. Il loro unico errore: nuotare troppo vicino alla civiltà umana", conclude la nota. In questo caso si tratta di esemplari di lagenorinco acuto, un delfino che prospera nelle acque dell'Atlantico settentrionale.

Le foto e i video degli attivisti hanno suscitato profonda indignazione, portando ancora una volta al centro dell'attenzione la Grindadráp. Si tratta, in sostanza, di un'attività di caccia collettiva e tradizionale, primaria risorsa economica per le Isole per tutto il 20esimo secolo. Questa attività, approvata dalle autorità faroesi ma non dalla Commissione internazionale per la caccia alle balene, non è di tipo commerciale, e tutti possono prendervi parte. Originariamente, i partecipanti cacciavano i cetacei a bordo di barche disposte nell'acqua in posizione circolare, ad oggi le imbarcazioni si dispongono sparse nelle baie o nei fiordi, spingendo verso riva i mammiferi, che poi vengono uccisi e smembrati.

Da anni è in corso un vero e proprio braccio di ferro tra i locali, che lottano con

tutte le forze per difendere e preservare questa loro antica tradizione, e le numerosissime associazioni di attivisti e animalisti, i quali tentano invece di sensibilizzare il resto del mondo per porre fine a queste mattanze.

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