"La mamma ci ha detto: salvatevi". Il miracolo dei fratellini sopravvissuti nella foresta colombiana

I quattro fratellini indigeni sono sopravvissuti nella foresta per 40 giorni. Il racconto del generale Pedro Sánchez García, alla guida del Comando congiunto operazioni speciali della Colombia: "Hanno lottato per sopravvivere"

"La mamma ci ha detto: salvatevi". Il miracolo dei fratellini sopravvissuti nella foresta colombiana

"Costanza, certezza, fiducia. Se abbiamo trovato e salvato quei 4 bambini è dipeso da tutto questo. Ma è anche un miracolo". Lo racconta a Repubblica Il generale Pedro Sánchez García, 50 anni, alla guida del Comando congiunto operazioni speciali della Colombia, che ha trovato i quattro fratellini indigeni dispersi nella foresta amazzonica per 40 giorni dopo l'incidente aereo in cui sono rimasti coinvolti lo scorso primo maggio. Lesly, 13 anni, Soleiny, di 9, Tien, 4, l’unico maschietto della famiglia, e la piccola Cristin, di appena 1 anno, hanno lottato duramente per restare in vita. La loro mamma, Magdalena Mucutuy, invece non ce l'ha fatta. "Mia figlia mi ha detto che la loro madre è sopravvissuta per quattro giorni. Prima di morire, ha detto loro: 'Forse dovreste andare. Ragazzi, vedrete che tipo di uomo è vostro padre e vi mostrerà lo stesso tipo di grande amore che vi ho mostrato io", ha spiegato nel corso di una conferenza stampa Manuel Ranoque, il papà dei quattro giovanissimi superstiti.

Le ricerche

È una storia densa di miracoli quella che, nelle scorse settimane, ha tenuto col fiato sospeso migliaia di persone in tutto in tutto il mondo. I quattro fratellini stavano viaggiando con la madre dal villaggio amazzonico di Araracuara, a San José del Guaviare, quando il loro aereo Cessna si è schiantato dopo che il pilota ha riportato un guasto al motore. I bambini, che fanno parte della comunità indigena di Huitoto, sono stati ritrovati grazie alla tenacia del generale Pedro Sánchez García, che ha guidato una squadra di ricerche composta da 200 uomini dell'esercito e cani molecolari. "Agivamo in un ambiente ostile, nelle peggiori condizioni, una battaglia contro la natura. Una sfida mai provata prima. - racconta l'alto ufficiale - Temevo di fallire, temevo di inseguire una missione impossibile". Più volte i militari hanno notato tracce del passaggio dei bambini, la prima "il 18 maggio. - ricorda - Ci diede speranze, ci fece capire che erano vivi. Erano fresche, al massimo di 24 ore. Abbiamo spedito sul punto tutti i nostri uomini ma una volta arrivati erano sparite. Cancellate dalla pioggia. Cade anche per 16 ore al giorno, il fango le copre".

Il primo incontro con i quattro fratellini

Nel tentativo di vincere la diffidenza dei quattro fratellini, rimasti nascosti a lungo nella giungla, è stata diffusa la voce registrata della loro nonna dagli elicotteri che perlustravano la zona. "È stata una buona idea. - dice il generale Sánchez García -Sappiamo che l’hanno ascoltata. Li ha fatti sentire a casa. Era una voce familiare. Forse in quel momento hanno capito che li stavamo cercando, che eravamo degli amici e non persone da cui fuggire. Per loro solo gli alberi, le piante, il verde dove crescono sono amici. Entrano in simbiosi con l’ambiente. Il resto, ogni oggetto e persone che arrivano da fuori, sono nemici, estranei da cui allontanarsi. Per questo era difficile incontrarli". Superata la paura, i piccoli si sono lasciati avvicinare: "Quando ci siamo incontrati non abbiamo parlato. - prosegue il racconto - Siamo rimasti in silenzio. Ci siamo solo guardati. Li rispettavo. Rispettavo le loro emozioni. Sentivo quello che provavano. Comunicavamo solo per energie. Tutti sono rimasti muti. Si sentivano solo i rumori della foresta. Loro erano spaventati, sotto shock. Li ho osservati a distanza. Parlavano gli occhi. Abbiamo atteso per un po’. Il tempo di entrare in sintonia. Loro si guardavano attorno: le mimetiche, le nostre facce, cercavano di capire chi fossimo e cosa volessimo".

La sopravvivenza

Dopo lo schianto, i bambini sono rimasti qualche ora all’interno della carlinga in stato confusionale. Poi sono usciti e si sono accampati lì vicino. Lesly, la sorella maggiore, si è presa cura dei più piccoli nutrendoli e proteggendoli dai pericoli della foresta pluviale. "Hanno mangiato quello che sapevano di poter mangiare, si son difesi dagli animali e dai pericoli della foresta. - spiega l'ufficiale - Si sono protetti dalla pioggia e dall’umidità. Hanno lottato per sopravvivere. Una persona diversa non avrebbe resistito. So che avevano un sacco con tre chili di farina di manioca. L’hanno usata per nutrirsi. La più grande sapeva come usarla. Ci hanno ricavato anche del latte per la piccolina. C’erano tracce nel biberon che abbiamo trovato durante le ricerche".

Il miracolo

Ora i quattro fratellini sono stati affidati alle cure dei medici: "La diagnosi è denutrizione. Devono riprendersi ma non hanno ferite o malattie. - precisa il generale Sánchez García - Le bambine hanno chiesto un libro e qualche gioco. Il maschietto scalpita. Vuole correre, giocare con un pallone. Chiede di mangiare del pesce. Era abituato così". Una storia di coraggio, tenacia e speranza: "L'ennesimo miracolo della storia", dice l'alto ufficiale. Poi conclude: "I miracoli bastano se hai fede. Ma la fede è come una montagna. Come la speranza. Devi scalarla. Ci vuole coordinamento, impegno, creatività.

Gli spiriti della foresta sono stati decisivi, li abbiamo sentiti, ci hanno aiutato. Esiste qualcosa superiore alla razionalità. Una forza indefinita che esiste e agisce. Era presente tra noi, ci circondava. Ci ha premiato".

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