Cronaca internazionale

"Comunicava con i servizi stranieri". Agente del Mossad giustiziato in Iran

L'identità dell'uomo non è stata resa nota e si può ipotizzare che fosse un cittadino iraniano reclutato dal servizio di intelligence dello Stato ebraico

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La guerra in Medio Oriente non è combattuta solo a Gaza e anche sui fronti lontani dai bombardamenti gli israeliani pagano a caro prezzo la difesa del proprio Paese. Sabato 16 dicembre, un agente del Mossad è stato giustiziato in Iran, nella provincia sud-orientale del Sistan-Baluchestan. La notizia è stata diffusa da Irna, l’agenzia stampa di Teheran. “Questa persona comunicava con i servizi stranieri, in particolare con il Mossad, raccogliendo informazioni classificate”, hanno dichiarato i media della Repubblica islamica. “Con la complicità di altri collaboratori, forniva documenti ai servizi stranieri, compreso il Mossad”.

L’identità e le dinamiche dell’arresto dell’uomo non sono state rese pubbliche, né tantomeno quando le autorità iraniane lo hanno catturato o il luogo dove è avvenuto il presunto scambio di informazioni con gli operativi dello Stato ebraico. Nello specifico, la persona giustiziata era accusata di aver preso contatti con “un ufficiale del Mossad” con l’obiettivo di “fare propaganda per gruppi e organizzazioni che si oppongono alla Repubblica islamica”. Si può ipotizzare, dunque, che fosse un cittadino iraniano reclutato come agente sotto copertura dai servizi segreti di Tel Aviv.

L’esecuzione è avvenuta un giorno dopo l’attacco ad una stazione di polizia locale da parte di miliziani baluci, costato la vita a 11 persone. La regione confinante con Pakistan e Afghanistan è una delle più povere del Paese e abitata in prevalenza da musulmani sunniti, una minoranza nello Stato degli ayatollah a maggioranza sciita. Da anni, essa è teatro di scontri tra gruppi armati e forze di sicurezza iraniane. In particolare, il movimento Jaish al-Adl ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita e il rispetto dei diritti della minoranza baluci. Israele potrebbe avere un interesse nello sfruttare questa situazione per destabilizzare la Repubblica islamica, il leader di fatto del cosiddetto asse della Resistenza di cui fanno parte Hamas, Hezbollah e gli Houthi, inviando agenti segreti o cercando di ottenere informazioni sensibili dai locali.

Dal 7 ottobre, gli operativi del Mossad sono stati schierati in tutto il mondo per proteggere le comunità ebraiche da possibili attacchi. Il 10 dicembre, le autorità cipriote hanno arrestato due iraniani sospettati di star preparando un attentato contro gli ebrei presenti sull’isola proprio grazie all’aiuto dei servizi segreti di Tel Aviv.

Stando a quanto riferito dall’agenzia di intelligence, gli individui finiti in manette avevano legami con i pasdaran di Teheran e stavano raccogliendo informazioni su possibili obiettivi legati a Israele.

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