Greta Thunberg derisa da mezzo mondo dopo la sua ultima uscita su Instagram. In questi giorni di festa, l'attivista svedese e l'organizzazione no-profit Slow Factory hanno pubblicato sui social un post congiunto per sostenere la Palestina, e fino a qui nessun problema. Peccato però che per cercare di enfatizzare il loro messaggio abbiano deciso di tirare in ballo la figura di Gesù.
"Per i cristiani del mondo, il figlio di Dio che adorate è nato a Betlemme, in Palestina, oggi sotto una violenta occupazione. Se quel bambino nascesse oggi, molto probabilmente verrebbe imprigionato in una prigione militare israeliana", è quanto si legge nel messaggio. E ancora: "Pregare per i bambini della Palestina non basta, dobbiamo porre fine all'occupazione". Insomma, per Greta Gesù era palestinese. Un messaggio chiaro, mirato a creare un parallelo tra la figura di Gesù e l'attuale situazione nella Striscia di Gaza per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Quanto affermato da Greta e Slow Factory è tuttavia sostanzialmente errato. Betlemme si trova in territorio palestinese nella nostra epoca, non in quella in cui Gesù sarebbe esistito. Molti utenti social, leggendo il post, hanno giustamente fatto notare che il messaggio è storicamente inaccurato: Gesù, infatti, era un ebreo della Giudea nato sotto il dominio romano. Qualcuno ha inoltre chiesto di non strumentalizzare la religione per fini politici moderni.
"Gesù era un ebreo della Giudea romana, nato e cresciuto nella regione che in seguito divenne nota come Palestina", è uno dei tanti commenti sotto il post. E, ancora: "Questa è un'affermazione azzardata, e non lo era!", "E l'Oscar per il revisionismo storico va a te", "Il termine 'palestinese' come identità nazionale non esisteva nel I secolo. Il nome Palestina fu applicato dai Romani dopo il 70 d.C. , decenni dopo la morte di Gesù, specificamente per punire gli ebrei in seguito alle rivolte. Gesù non si sarebbe identificato come palestinese. Si sarebbe identificato come ebreo, residente nella Giudea occupata dai romani".