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Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: "Allarme tra i giovanissimi. Ecco come capire"

Dall'Osservatorio Nazionale Violenza e Suicidio si lancia un allarme: il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovanissimi. I campanelli di allarme: il brusco cambiamento dell’immagine di sé sui social, la decisa variazione della gestione degli amici, il cambiamento di accesso ai social nelle fasi precedenti al gesto del suicidio

Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio: "Allarme tra i giovanissimi. Ecco come capire"

Ricorre oggi la Giornata Mondiale della Prevenzione del suicidio. La data del 10 settembre è stata istituita nel 2003 con l’obiettivo di promuovere una maggiore conoscenza delle strategie volte a prevenire questo forte gesto e incrementare i fattori di protezione. Si tratta purtroppo della seconda causa di morte tra i giovanissimi. Fenomeno che si è acuito negli ultimi anni. Perché eventi di questo tipo continuano a verificarsi senza sosta? Ne abbiamo parlato su IlGiornale.it con il presidente dell’Osservatorio Nazionale Violenza e Suicidio Stefano Callipo.

Gli studi parlano chiaro. Tra i giovani il suicidio è ormai una delle principali cause di morte. Perché?

“Il suicidio in Italia costituisce la seconda causa di morte nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni, seconda soltanto agli incidenti stradali. Circa 200 under 24 ogni anno in Italia si tolgono la vita. Uno spaccato della società significativamente inquietante e ancora sottostimato, se pensiamo che i tentativi di suicidio non sono censibili, se non quelli che richiedono cure ospedaliere o mediche. Sempre più spesso i giovani mettono in atto condotte autolesive. Pensiamo che nell’era Covid e in quella immediatamente successiva alcuni ospedali hanno registrano un aumento del 18% di ricoveri per autolesionismo di soggetti la cui fascia d’età partiva dai 10 anni. Tale quadro costituisce una vera spia di allarme del mondo giovanile, una crisi generazionale che fatica a trovare precedenti. Le radici di questo malessere vanno ricercate nella famiglia (oggi i genitori sono in crisi nella gestione valoriale, assiologica e normativa dei propri figli e la scuola ha perso la sua capacità educativa) e nella società guidata dai social. Molti bambini e adolescenti oggi cercano (e talvolta trovano) i propri riferimenti affettivi e valoriali in coetanei “star” su tik tok e altri social”.

Stefano Callipo

Ci sono dei campanelli d’allarme?

“Gran parte delle persone che assumono condotte suicidare lanciano dei segnali prodromi all’estremo gesto. I campanelli di allarme sono cambiati. Non sono più solo quelli riconducibili a repentini cambi di umore, disturbi nel ciclo sonno-veglia, irritabilità, isolamento sociale. Oggi i campanelli di allarme, così come stiamo registrando, sono riconducibili al brusco cambiamento dell’immagine di sé sui social, nella decisa variazione della gestione degli amici, dal cambiamento di accesso ai social nelle fasi precedenti al gesto del suicidio e in altre varie forme di comunicazione indiretta e, talvolta diretta, del proprio intento suicidario. In tal senso ci sarebbe molto da dire”.

È dunque possibile prevenire un gesto di tale portata?

“Prevenire il suicidio non è facile, può forse sembrare lo sia su alcuni libri, ma in realtà implica un attento e delicato processo di attuazione di analisi ed intervento che permetta un’efficace azione di prevenzione selettiva su 4 livelli”.

Quali sono i fattori che principalmente spingono una persona a farla finita?

“Sfatando il mito che tutte le persone che si suicidano sono soggetti psichiatrici (anzi la maggior parte non lo sono), quando si pensa al suicidio si vive un dolore mentale insopportabile per il quale non si trovano vie d’uscita se non quella del suicidio. Come spiego nel mio libro ‘Il Suicidio’, edito dalla Franco Angeli Editore uscito nel 2019, chi entra nel tunnel del suicidio tende a perdere la capacità di generare alternative al problema che genera il dolore mentale, per cui non vede altre strade se non quella del suicidio. Una sorta di dicotomia esistenziale”.

Il Covid. Quanto ha inciso nell’incrementare i numeri di morte di questo tipo?

“Il Covid ha esacerbato condotte autolesive, disturbi del comportamento alimentare, comportamenti suicidari e slatentizzato varie forme di malessere mentale. Chi ha pagato il prezzo più alto sono stati i giovani. Un aumento di oltre il 15 per cento nel loro caso”.

Ci sono anche tante ragazze che ricorrono al suicidio. Tra queste morti ci sono delle correlazioni accertate ad una violenza sessuale subita.

“Esiste una distinzione di genere nei danni della violenza subìta. Le donne che subiscono uno stupro o una violenza sessuale hanno una probabilità 5 volte maggiore di assumere una condotta suicidaria rispetto agli uomini. Esistono inoltre altre variabili che entrano in gioco e riguardano l’età e il contesto familiare”.

Come definisce al momento lo stato di salute della nostra società?

“Se devo riferirmi al qui ed ora, la nostra società attualmente appare non sana, con aumento esponenziale di aggressività intra ed extra familiare, aumento di omicidi e di suicidi nei periodi estivi. Complici anche crisi economica, crisi genitoriale ed incapacità educativa dei figli e, me lo lasci dire, madri che anziché fare le madri fanno le amiche delle figlie. Non immagina quanto siano importanti i ruoli nella famiglia per il processo di crescita cognitiva dei figli”.

Che tipo di lavoro svolge il suo Osservatorio?

"Abbiamo una sede in quasi tutte le regioni italiane, svolgiamo assistenza, prevenzione attraverso progetti e protocolli d'intesa, facciamo studi sul territorio, formazione e tanti convegni nelle regioni in cui siamo presenti, anche in sedi istituzionali come Camera e Senato non soltanto per sensibilizzare il territorio sul fenomeno, ma anche per fornire strumenti utili per la comprensione delle dinamiche suicidarie, come per esempio i campanelli di allarme, oggi molto diversi rispetto a qualche anno fa. Per tale motivo ho scritto un libro Il suicidio (Franco Angeli Editore) proprio per spiegare, con un linguaggio volutamente semplice, i processi nella mente del suicida e delle persone attorno a lui. La prefazione è scritta dal Prof. Domenico Chindemi, Magistrato della Cassazione, presidente della sezione di Cassazione e docente alla Bocconi, perché il suicidio presenta anche aspetti di rilevanza giuridica. Dal punto di vista legislativo c'è ancora molto da fare".

Lei è docente e insegna suicidiologia di che materia si tratta?

"Mi pregio di svolgere docenza al prestigioso Istituto Superiore delle Tecniche Investigative dell’Arma dei Carabinieri per i corsi al contrasto della violenza di genere, e suicidologia in diversi istituti di criminologia, una materia poco trattata. La suicidologia è una vera a propria scienza, che a volte segue leggi proprie. Il sucidio infatti è l’unico fenomeno capace di vincere l’istinto più potente in natura, quello della sopravvivenza".

Che tipo di strumenti c'è bisogno di mettere in campo sia a livello sanitario che politico per arginare questo fenomeno?

"Servono leggi diverse e più incisive nell’azione preventiva, soprattutto per scuola e famiglia. Una conoscenza del fenomeno più diffusa e molta formazione non soltanto per noi professionisti del settore, ma anche per gli operatori del terziario e del sociale.

Inoltre è importante far comprendere che chi ha tentato il suicidio non deve sentirsi un malato psichiatrico, e le cure farmacologiche, utili e necessarie in molti casi, devono spesso integrarsi ad un percorso psicoterapeutico".

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