"Ucciso da un tank israeliano": l'accusa Onu sul giornalista ucciso in Libano

Un'indagine delle Nazioni Unite sostiene che sarebbe stato un carro armato israeliano ad uccidere in Libano l'anno scorso il giornalista Reuters, Issam Abdallah

"Ucciso da un tank israeliano": l'accusa Onu sul giornalista ucciso in Libano
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Issam Abdallah, giornalista di Reuters morto lo scorso anno in Libano, sarebbe stato ucciso da due proiettili da 120 mm sparati da un carro armato israeliano contro un gruppo di "reporter chiaramente identificabili" in violazione del diritto internazionale. Lo sostiene un'indagine delle Nazioni Unite realizzata della Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), riassunta in un rapporto visionato dalla stessa Reuters, secondo cui il proprio personale non avrebbe registrato alcuno scambio di fuoco attraverso il confine tra Israele e Libano per più di 40 minuti prima che il carro armato israeliano Merkava aprisse il fuoco.

L'indagine Onu e le accuse contro Israele

"Sparare contro civili, in questo caso giornalisti chiaramente identificabili, costituisce una violazione dell'UNSCR 1701 (2006) e del diritto internazionale", ha sottolineato il rapporto UNIFIL, riferendosi alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Interrogato sul paper, il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Nir Dina, ha detto che Hezbollah aveva attaccato le Idf vicino alla comunità israeliana di Hanita il 13 ottobre. A quel punto Israele ha risposto con l'artiglieria e il fuoco dei carri armati per rimuovere la minaccia e successivamente ha ricevuto un rapporto secondo cui i giornalisti erano rimasti feriti.

"L'Idf deplora qualsiasi danno subito da soggetti non coinvolti e non spara deliberatamente contro i civili, compresi i giornalisti", ha aggiunto Dinar. "L'Idf ritiene che la libertà di stampa sia della massima importanza, pur chiarendo che trovarsi in una zona di guerra è pericoloso", ha concluso il citato portavoce. Nel frattempo la direttrice della Reuters, Alessandra Galloni, ha chiesto a Israele di spiegare come sia potuto accadere l'attacco che ha ucciso il giornalista Abdallah, 37 anni.

La morte del giornalista Issam Abdallah

Il rapporto UNIFIL è stato inviato alle Nazioni Unite a New York il 28 febbraio ed è stato condiviso con le forze armate libanesi e israeliane. "I militari israeliani dovrebbero condurre un'indagine sull'incidente e una revisione completa delle loro procedure in per evitare che simili incidenti si ripetano", si legge ancora nel documento, per il quale l'esercito israeliano dovrebbe condividere i risultati delle sue indagini con la citata UNIFIL.

Per le sue indagini, l'UNIFIL ha inviato una squadra a visitare il sito il 14 ottobre, e ha ricevuto anche contributi dalle forze armate libanesi e da un testimone anonimo che era presente sulla collina quando si verificarono gli attacchi, afferma il rapporto. Il portavoce dell'UNIFIL, Andrea Tenenti, ha dichiarato di non essere in grado di discutere dell'indagine.

I risultati dell'UNIFIL darebbero ulteriore sostegno a un'inchiesta della Reuters pubblicata il 7 dicembre, per la quale sette giornalisti di Agence France-Presse, Al Jazeera e Reuters sarebbero stati colpiti presumibilmente da due proiettili da 120 mm sparati da un carro armato situato a 1,34 chilometri di distanza in Israele. Il gruppo di reporter – che ospitava anche Issam - stava filmando da lontano i bombardamenti transfrontalieri in un'area aperta, su una collina vicino al villaggio libanese di Alma al-Chaab.

Indossavano tutti elmetti blu e giubbotti antiproiettile con la scritta "Press" e si trovavano nello stesso posto da quasi un'ora. Il fatto che lo stesso gruppo sia stato colpito due volte in rapida successione renderebbe improbabile una sparatoria accidentale.

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