"Ha fatto il possibile": così si schiantò la Chapecoense

73 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio: questo il tragico bilancio del volo LaMia 2933, schiantatosi il 28 novembre 2016 a sud di Medellín, in Colombia

"Ha fatto il possibile": così si schiantò la Chapecoense

La partita della vita, il match per entrare nella storia. Un sogno infranto tragicamente, una sventura che rappresenta una delle tragedie peggiori della storia dello sport. Parliamo del dramma della squadra brasiliana di calcio della Chapecoense e del volo LaMia 2933, precipitato a sud di Medellín, in Colombia, il 28 novembre del 2016.

Formazione di seconda fascia del calcio brasiliano, la Chape era reduce da una stagione incredibile. Una famiglia più che una squadra, in grado di scalare le categoria del calcio sudamericano fino a raggiungere la finale di Copa Sudamericana contro i colombiani dell'Atletico Nacional. L’Independiente, il Junior Barranquilla e il San Lorenzo le tre "vittime" del Verdão do Oeste nella fase a eliminazione diretta. Un cammino da sogno, interrotto da un incidente aereo causato da gravi errori umani.

La tragedia della Chapecoense

Il volo LaMia 2933 è un volo charter in servizio tra l’aeroporto internazionale Viru Viru di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia e l’aeroporto di Rionegro-Josè María Córdova in Colombia. Al comando dell’Avro RJ85 Miguel Quiroga e Fernando Goytia, due piloti esperti e con più di sei mila ore di volo ciascuno. Un aereo dalla struttura solida, un quadrimotore affidabile e con un ottimo design.

Reduce dal viaggio da Sao Paulo, la Chapecoense è pronta a raggiungere la Colombia per disputare la gara d’andata della finale di Copa Sudamericana contro l’Atletico Nacional. L’entusiasmo è palpabile: con una vittoria, si può scrivere la storia. A bordo calciatori, staff tecnico e giornalisti al seguito.

L’aereo decolla alle ore 18.18, in ritardo di un’ora rispetto al previsto. Tutto fila liscio fino alle ore 22, quando il controllore di volo Yaneth Molina dà istruzioni di attendere per la discesa finale perché ci sono altri aerei in coda per l’atterraggio. Ma una richiesta dei piloti coglie di sorpresa la torre di controllo: il comandante richiede la priorità per l’atterraggio a causa di un problema di carburante. Una grana non ravvisata prima, ma piuttosto allarmante.

Il controllore di volo inizia a dirottare gli altri aerei per fornire la priorità al volo LaMia 2933, ma dopo sette minuti la situazione peggiora. I piloti chiedono la discesa immediata, il carburante è finito. Per consentire l’atterraggio d’urgenza, la Molina fa allontanare gli altri aerei sulla rotta e ordina a Quiroga e Goytia di virare a destra. I due però virano a sinistra, senza seguire le istruzioni. L’aereo inizia a scendere a velocità piuttosto elevata, sfiorando lo scontro con un altro velivolo.

Momenti delicati, la paura cresce esponenzialmente. In cabina si spengono le luci, il rumore dei motori si silenzia di colpo, i passeggeri iniziano a temere il peggio. I piloti continuano a invocare indicazioni per la pista, ma l’aereo è scomparso dal radar della torre di controllo. Poi le comunicazioni si interrompono. L’epilogo è drammatico: il volo LaMia 2933 si schianta sulla cima di una montagna di 2600 metri chiamata Cerro Gordo, a pochi chilometri dall’aeroporto.

Le indagini

Incidente aereo Chapecoense
Screen documentario History Channel via Youtube

Il bilancio è drammatico: 70 vittime – conto che salirà a 71 pochi giorni dopo – e 6 sopravvissuti. La Chapecoense è scomparsa, solo tre sopravvissuti: il difensore Neto, il portiere Jakson Follmann (che subirà l'amputazione di una gamba) e il difensore Alan Ruschel. Il mondo dello sport si stringe attorno alla compagine biancoverde, mentre le autorità colombiane si mettono subito al lavoro: a capo delle indagini Julian Echeverri dell’ente di investigazione sugli incidenti aerei del Paese.

Sul luogo dell’incidente emerge subito un dettaglio: l’Avro RJ85 configurato per l’atterraggio. Ma non solo: stranamente, si avverte solo un leggero odore di carburante. Solitamente in caso di schianto si sente un odore molto più forte. Nel giro di poche ore arriva la prima importante risposta ai dubbi degli esperti, una scoperta choc: gli indicatori del livello di carburante segnano 0.

L’esame dei motori non segnala anomalie, l’obiettivo prioritario del team di Echeverri è fare chiarezza sul carburante. Guasto meccanico o errore umano? Gli investigatori spostano l’attenzione sul controllore di volo, l’ultima a comunicare con i piloti. Già al centro del dibattito pubblico – con tanto di insulti e minacce di morte – la Molina viene sentita per ore e i nastri della torre di controllo forniscono i riscontri sperati: lei non avrebbe potuto fare niente di diverso, gli errori sono stati commessi dalla cabina di volo. I piloti infatti non hanno seguito le procedure, né sulla dichiarazione d’emergenza né sulle virate. “Il controllore ha fatto il possibile per aiutare il volo”, la conclusione degli investigatori.

Il registratore di volo conferma l’assenza di guasti significativi: il consumo di carburante è stato normale per tutta la durata del viaggio. Ma non solo: la spia del carburante si è accesa alle 21.15, quando mancano circa 300 chilometri a Medellìn. Ma Quiroga e Goytia hanno dichiarato l’emergenza solo alle 21.52, 37 minuti dopo. Un comportamento a dir poco strano, confermato anche da altre importanti scoperte.

Le risposte della scatola nera

Gli investigatori si concentrano sul registratore di cabina, ma emerge un problema: la registrazione si interrompe a metà volo. Impossibile dunque scoprire cosa si sono detti i piloti poco prima dello schianto. Echeverri e i suoi collaboratori provano dunque a trovare risposte dai registri di addestramento di Quiroga e Goytia. Entrambi sono stati sottoposti da poco a controlli di professionalità: test superati, ma con tanto di note preoccupanti da parte degli esaminatori. Sia comandante che co-pilota avevano problemi con le procedure di emergenza.

Non è tutto. Gli esperti provano a cercare responsi dai dati di pianificazione del volo ed emerge un altro incredibile fattore: la quantità di carburante nei serbatoi non rispettava gli obblighi reali. Scavando nei registri di volo, viene a galla che la stessa situazione si era verificata altre tre volte. Ma perché non si sono fermati prima? Il registratore fornisce la lettura precisa: Quiroga e Goytia hanno preso in considerazione l’ipotesi di fare una tappa di rifornimento, scartata dopo aver ricevuto una rotta più diretta rispetto a quella pianificata, tale da ridurre tempo di volo e consumo di carburante. Il rapporto finale attribuisce l’incidente all’inappropriata pianificazione ed esecuzione del volo e al mancato rispetto degli obblighi di legge in materia di carburante.

Le conseguenze

I procuratori boliviani accusano il co-proprietario della LaMia di omicidio colposo e sospendono la licenza di esercizio della compagnia. Gli investigatori scoprono inoltre che il comandante Quiroga era tra i proprietari della LaMia – avrebbe deciso di mettere in pericolo decine di vita per risparmiare sul carburante – e che la compagnia versava in condizioni economiche disastrose, con due aerei costretti a terra. A completare il quadro, le lapalissiane carenze all’interno dell’aviazione civile boliviana: da qui la sospensione di Cesar Varela, direttore dell'autorità per l'aviazione civile boliviana (Dgac) e di Tito Gandarillas, presidente dell'Aasana.

Sul versante calcistico, la Copa Sudamericana è stata annullata e la Conmebol, su proposta dell'Atlético Nacional, ha assegnato la coppa alla Chapecoense.

La compagine biancoverde attualmente milita nella Serie B brasiliana e punta a tornare a calcare i campi della massima serie. Per quanto riguarda i sopravvissuti: Neto è il commissario tecnico della Chapecoense, Alan Ruschel milita nel Londrina, mentre Jakson Follmann ha realizzato il sogno di diventare un cantante.

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