Anche la destra israeliana è scesa in piazza. Ma il suo obiettivo è diverso rispetto a quello di tutte le altre forze politiche viste fino a oggi tra le vie delle principali città del Paese. I leader dei partiti più estremisti inquadrati all'interno del governo Netanyahu hanno infatti dato vita a una contro manifestazione. L'intento è far vedere che c'è una parte di Israele che vuole la famigerata riforma della giustizia. La stessa da settimane nell'occhio del ciclone in quanto accusata dalle opposizioni, e dalle piazze in fiamme di queste ore, di ledere la democrazia.
Una contro manifestazione arrivata al culmine di ore drammatiche
Promotori delle dimostrazioni pro riforma sono stati soprattutto i due principali protagonisti dell'estrema destra israelana: Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. Si tratta dei leader della lista Sionismo Religioso, giunta terza nelle ultime elezioni tenute lo scorso novembre e ora alleata di Benjamin Netanyahu all'interno del governo.
Per loro la legge di riforma sulla giustizia deve andare avanti. Una difesa a oltranza nonostante Israele da alcune ore è paralizzato a causa di scioperi a occupazioni. Intere categorie di lavoratori e professionisti stanno da questa mattina incrociando le braccia. Anche i trasporti e la sanità sono in ginocchio a causa delle manifestazioni. Una situazione così complessa da spingere il presidente della Repubblica, Isaac Herzog, a "suggerire" al governo di ritirare la riforma ed evitare altri strappi e divisioni.
Netanyahu già in mattinata avrebbe deciso di ritirare il disegno di legge. Ma l'annuncio ufficiale è tardato ad arrivare. Lo stesso premier si è presentato alla Knesset, il parlamento israeliano, con sette ore di ritardo rispetto all'orario previsto per il suo discorso sulla riforma. Segno, hanno indicato alcuni giornalisti del Times Of Israel, di tensioni tutte interne alla maggioranza.
Smotrich e Ben Gvir non vogliono che la riforma venga ritirata. E forse non è soltanto una questione relativa alla nuova legge. Del resto, l'impalcatura della norma è figlia del Likud e della volontà di Netanyahu di frenare quello che il premier ha sempre definito "l'uso politico" della giustizia. Ma i leader dell'estrema destra vogliono tirare dritto probabilmente per una questione di mero principio: il governo, secondo la loro visione, non deve cedere alla piazza.
E così, dopo aver minacciato una crisi di governo, hanno indetto una contro manifestazione. In tanti si sono radunati in un parco non lontano dalla Knesset per marciare verso il parlamento. I membri di Sionismo Religioso vogliono quindi dare una prova di forza e far vedere che la piazza non è in mano soltanto ai membri dell'opposizione.
Rischio nuovi scontri
Ma vicino la Knesset già da ore sta andando avanti il raduno proprio dei detrattori della riforma. Lo spettro di scontri di piazza tra le due parti aleggia su Gerusalemme, così come su tutte le principali città del Paese. Il rischio non è soltanto realtivo ai possibili disordini per strada. C'è anche la paura di dover dare all'estero l'immagine di una società profondamente spaccata e divisa.
Per questo motivo nei pressi del parlamento la polizia è pronta già da ore con idranti e con centinaia di agenti schierati con la divisa anti sommossa. La contro manifestazione potrebbe però non limitarsi solo a Gerusalemme e incendiare quindi le altre città. A partire da una Tel Aviv bloccata e paralizzata da ieri sera. Qui, nel cuore economico di Israele, i contrari alla riforma sono tanti. E questo potrebbe far irrigidire le posizioni dei più oltranzisti.
Il compromesso raggiunto
Un freno alle tensioni potrebbe arrivare dall'annuncio di un compromesso tra Netanyahu e l'estrema destra. Fonti vicine a Ben Gvir hanno dichiarato di aver raggiunto un accordo con il premier. In particolare, Sionismo Religioso non si opporrà al rinvio della riforma a dopo le festività pasquali. In modo da avviare un dialogo anche con l'opposizione, almeno secondo le intenzioni di Netanyahu, e spegnere le proteste.
In cambio, il capo dell'esecutivo ha promesso a Ben Gvir la creazione di una Guardia Nazionale che agirà sotto il controllo del ministero della pubblica sicurezza, controllato dallo stesso leader dell'estrema destra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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