"Gli italiani hanno deciso di scendere". Altri guai per la Flotilla

Dopo gli ultimi avvenimenti molti attivisti hanno deciso di tornare a casa e non proseguire. Ma chi resta insiste: "La missione ha lo scopo di rompere l'assedio"

"Gli italiani hanno deciso di scendere". Altri guai per la Flotilla
00:00 00:00

Zitti zitti, la maggior parte degli italiani ha lasciato la Flotilla. E l'ha fatto prima che intervenisse il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: almeno queste sono le ricostruzioni fatte da chi si trova a bordo delle barche che compongono la flotilla. Il giornalista Ivan Grozny è intervenuto a Propaganda Live e ha rivelato che giovedì "c'è stata una lunga riunione tra tutti i partecipanti della Global Sumud Flotilla, in cui si doveva decidere come proseguire". Il presunto attacco subito dalle imbarcazioni, quello che ha spinto Italia e Grecia e intervenire per sorvegliare sulla Flotilla, è avvenuto tra martedì e mercoledì ed è a quel punto che molti, anche non italiani, hanno capito che non sarebbe stata una crociera nel Mediterraneo quella spedizione.

Questo è il motivo per il quale hanno scelto di sbarcare, oltre al fatto che alcuni stanno terminando l'aspettativa, altri devono tornare a scuola/università. Insomma, il mondo reale chiama ed è tempo di rispondere, perché va bene tutto per gli attivisti, ma non sacrificare le proprie sicurezze e privilegi quando si tratta di fare sul serio. "Ci si è un po' divisi" dopo l'attacco, ha spiegato ancora Grozny, perché "c'è chi pensa che bisogna andare avanti a tutti i costi, c'è chi pensa che andare avanti senza mettere a rischio la vita delle persone, che era poi l'obiettivo iniziale della missione, come avevamo poi stabilito negli incontri ad Augusta e a Catania".

Questo, ha aggiunto Grozny, "ha creato una spaccatura se soprattutto la componente italiana, ma non solo, ha deciso di scendere dalle barche. Non perché non crede più nella missione ma perché sono cambiate le condizioni, che non garantiscono più la sicurezza di tutti coloro che partecipano. Quello che il sentimento comune dei tanti che sono scesi è proprio questo: non facciamo un favore ai gazawi che sono sotto minaccia continua se mettiamo a rischio la nostra vita, anche perché poi l'attenzione si sposterebbe su di noi e non su di loro". Eppure, tutto questo, ossia che la maggior parte degli italiani sono scesi, si viene a sapere solo dopo l'appello di Mattarella. Le condizioni di sicurezza, per altro, non ci sono mai state: Israele ha sempre sconsigliato l'avvicinamento alla zona di guerra e ha chiaramente detto fin dall'inizio quali sarebbero state le conseguenze.

Ma ci sono italiani (oltre ai parlamentari), che continuano a viaggiare. Tra loro anche Silvia Severini, 54 anni, secondo la quale "vedere la nostra missione come trasporto di dieci tonnellate di cibo a Gaza è sminuente, la missione ha lo scopo di rompere l'assedio.

Che non significa sbarcare per forza a Gaza con i nostri pacchi di cibo e aiuti, ma si intende sensibilizzare i governi affinché si prendano decisioni atte a interrompere l'assedio che Israele sta facendo su Gaza e sulla Palestina".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica