"Pericoloso avanzare, ma la Flotilla va avanti": salta l'ultima mediazione di Tajani

Dopo gli ultimi avvenimenti molti attivisti hanno deciso di tornare a casa e non proseguire. Ma chi resta insiste: "La missione ha lo scopo di rompere l'assedio"

"Pericoloso avanzare, ma la Flotilla va avanti": salta l'ultima mediazione di Tajani
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Parte degli italiani ha lasciato la Flotilla. E l'ha fatto prima che intervenisse il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: almeno queste sono le ricostruzioni fatte da chi si trova a bordo delle barche che compongono la flotilla. A ridosso dell'arrivo a Gaza aumenta la paura e crescono anche le difficoltà, com'è ovvio aspettarsi in uno scenario di guerra. Nel pomeriggio, una nota della Flotilla ha spiegato che "la delegazione italiana presente a bordo è composta da circa 50 persone di cui circa 40 sono rimaste a bordo e le rimanenti hanno legittimamente deciso di tornare in Italia per proseguire l'attività insieme all'equipaggio di terra. Tra di loro la portavoce Maria Elena Delia, come è stato già comunicato". Viene inoltre dichiarato che "la Farnesina ha inviato un comunicato ai familiari dei partecipanti italiani alla missione, affermando che alcuna protezione verrà garantita in caso di attacco di Israele: un atto di sabotaggio gravissimo".

Il giornalista Ivan Grozny è intervenuto a Propaganda Live e ha rivelato che giovedì "c'è stata una lunga riunione tra tutti i partecipanti della Global Sumud Flotilla, in cui si doveva decidere come proseguire". Il presunto attacco subito dalle imbarcazioni, quello che ha spinto Italia e Grecia e intervenire per sorvegliare sulla Flotilla, è avvenuto tra martedì e mercoledì ed è a quel punto che molti, anche non italiani, hanno deciso di scendere e di non proseguire con la navigazione. Questo è il motivo per il quale hanno scelto di sbarcare, oltre al fatto che alcuni stanno terminando l'aspettativa, altri devono tornare a scuola/università. Insomma, il mondo reale chiama ed è tempo di rispondere.

"Ci si è un po' divisi" dopo l'attacco, ha spiegato ancora Grozny, perché "c'è chi pensa che bisogna andare avanti a tutti i costi, c'è chi pensa che andare avanti senza mettere a rischio la vita delle persone, che era poi l'obiettivo iniziale della missione, come avevamo poi stabilito negli incontri ad Augusta e a Catania". Questo, ha aggiunto Grozny, "ha creato una spaccatura se soprattutto la componente italiana, ma non solo, ha deciso di scendere dalle barche. Non perché non crede più nella missione ma perché sono cambiate le condizioni, che non garantiscono più la sicurezza di tutti coloro che partecipano. Quello che il sentimento comune dei tanti che sono scesi è proprio questo: non facciamo un favore ai gazawi che sono sotto minaccia continua se mettiamo a rischio la nostra vita, anche perché poi l'attenzione si sposterebbe su di noi e non su di loro".

Le condizioni di sicurezza, per altro, non ci sono mai state: Israele ha sempre sconsigliato l'avvicinamento alla zona di guerra e ha chiaramente detto fin dall'inizio quali sarebbero state le conseguenze. Ma ci sono italiani (oltre ai parlamentari), che continuano a viaggiare. Tra loro anche Silvia Severini, 54 anni, secondo la quale "vedere la nostra missione come trasporto di dieci tonnellate di cibo a Gaza è sminuente, la missione ha lo scopo di rompere l'assedio. Che non significa sbarcare per forza a Gaza con i nostri pacchi di cibo e aiuti, ma si intende sensibilizzare i governi affinché si prendano decisioni atte a interrompere l'assedio che Israele sta facendo su Gaza e sulla Palestina". Nel pomeriggio le barche sono ripartite e la prossima tappa dovrebbe essere Creta. Nel frattempo è intercorsa una telefonata tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la portavoce italiana della Flotilla, Maria Elena Delia. "Ho sconsigliato di forzare il blocco, è pericoloso", ha detto il ministro a Rete4. Il governo, da parte sua, "continuerà a chiedere Israele di tutelare le persone" nelle imbarcazioni, ha aggiunto. Come Italia, "garantiremo sempre e comunque assistenza consolare qualora dovessero arrivare in Israele. Per l'assistenza in mare la nostra Marina militare, che opera con compiti civili, assisterà in caso di problemi di navigazione".

Dopo la telefonata tra Tajani e Delia, il ministro ha sentito Giorgia Meloni mentre dalla Flotilla hanno fatto sapere che "c'è

disponibilità a lavorare a una soluzione per un corridoio permanente di aiuti a Gaza". Delia arriverà domani pomeriggio a Roma per "consultazioni con i leader politici e i ministri competenti".

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