I punti chiave
Dopo essere stato condannato per diffamazione e aver aggredito sessualmente - ma non stuprato - la scrittrice Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino di Manhattan nel 1996 , ora l'ex presidente e candidato alla Casa Bianca Donald Trump dovrà nuovamente difendersi dalla sua accusatrice. L'ex editorialista di Elle, infatti, ha presentato una nuova mozione per modificare la sua causa per diffamazione e includere le dichiarazioni che il tycoon ha fatto in occasione dell'intervista-show alla Cnn dello scorso 11 maggio. La scrittrice, secondo i documenti depositati in tribunale, ora è intenzionata a chiedere ulteriori 10 milioni di dollari di risarcimento. Secondo i suoi avvocati, infatti, le osservazioni fatte dall'ex presidente in risposta alle sue accuse di aggressione sessuale hanno rovinato la reputazione della loro assistita.
Le parole di Trump
Il magnate ha commentato la vicenda in occasione dell'intervista-show trasmessa dalla Cnn di fronte a una platea di 400 elettori repubblicani in New Hampshire. "Questa donna - ha affermato a proposito di Carroll, incalzato dalla giornalista presente -non la conosco. Non l'ho mai incontrata. Non ho idea di chi sia. Ho fatto una foto scattata anni fa con lei e suo marito, il bravo ragazzo John Johnson", ha detto. "Era un giornalista, un uomo molto gentile. Lei lo chiamava scimmia, sembra essere afroamericano. Lo chiamava scimmia - il giudice non ci ha permesso di inserirlo nelle memorie. Il suo cane o gatto si chiamava vagina, e anche questo il giudice non ci ha permesso di inserirlo". L'ex presidente ha continuato a ribadire all'intervistatrice di non aver mai incontrato la donna, nonostante le sue accuse. Tesi che ha ripetuto più volte nel corso dell'intervista rilasciata all'emittente statunitense e affermazioni che secondo i legali della scrittrice sono decisamente diffamatorie.
La querelle giudiziaria
Nelle scorse settimane, Trump è stato condannato da un tribunale di Manhattan a pagare 5 milioni di dollari dopo aver essere stato dichiarato colpevole di abuso sessuale e diffamazione. Carroll e i suoi avvocati affermano che le affermazioni di Trump implicano la ripetizione di affermazioni che la giuria ha ritenuto "diffamatorie". Il deposito in tribunale di lunedì sostiene che le dichiarazioni dell'ex presidente "mostrano la profondità della sua malizia nei confronti di Carroll, dal momento che è difficile immaginare una condotta diffamatoria che potrebbe essere più motivata da odio, cattiva volontà o rancore". Tale condotta, sottolineano gli avvocati della scrittrice, supporta la richiesta di "un risarcimento danni punitivo molto consistente a favore di Carroll sia per punire Trump, al fine di dissuaderlo dall'impegnarsi in ulteriori diffamazioni, sia per dissuadere altri dal fare lo stesso".
Secondo l'avvocato dell'ex editorialista di Elle, l'ex presidente "si fa beffe del verdetto della giuria e del nostro sistema giudiziario se può continuare a ripetere le stesse affermazioni diffamatorie". Si profila, dunque, un'altra battaglia legale mentre gli avvocati del tycoon annunciano opposizione alla mozione: "Intendiamo opporci con forza a questa mozione, che consideriamo nient'altro che un tentativo disperato della signora Carroll di ribaltare questo caso", ha dichiarato Alina Habba, uno dei legali del team di Trump coordinati da Joe Tacopina.
A proposito di Trump, la sua accusatrice, commentando il verdetto della giuria nelle scorse settimane, non è andato molto per il sottile: "È semplicemente stupido; è solo disgustoso, vile, disgustoso; ferisce le persone".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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