L'"infermiere" Abdalmasih e l'asilo concesso dall'Italia

Il rischio era di ritrovarselo a lavorare come infermiere in qualche ospedale d'Europa

L'"infermiere" Abdalmasih e l'asilo concesso dall'Italia
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Il rischio era di ritrovarselo a lavorare come infermiere in qualche ospedale d'Europa. Perché il 31enne siriano che ieri ha assalito il gruppo di bambini ad Annecy, con un coltello in mano e una kefiah in testa, stava studiando per diventarlo. Fino all'anno scorso, faceva un corso insieme alla moglie in Svezia, lasciata però nel Paese dove ha vissuto con lei per anni. E dove ha ricevuto il suo primo documento di rifugiato politico, nel 2013. «Aveva seguìto tutte le procedure lì», spiega la portavoce del ministero dell'Interno francese, rimbalzando su Stoccolma il passato (e il profilo) dell'uomo, e ribadendo che le leggi Ue non prevedono un bis della domanda. Se già accolta da uno dei Paesi membri, Schengen è in sostanza casa sua.

Non avrebbe senso cumulare le stesse richieste di asilo. Ma lui lo ha fatto. E la Francia gliel'ha bocciata giusto domenica scorsa, il 4 giugno. Nel dossier, presentato il 28 novembre, si era dichiarato ancora una volta «cristiano siriano». Come in Svezia, dov'era arrivato una decina d'anni fa e aveva messo su famiglia: moglie, una figlia nata lì che oggi ha tre anni. La piccola è rimasta con la madre. Lui è diventato un fantasma: otto mesi fa, quando si sono separati. «Non gli piaceva la Svezia», rivela lei. Ha quindi apparentemente intrapreso una sorta di road trip. Svizzera, Italia. Paesi che per BfmTv avevano già accettato le sue domande di asilo (inutili).

Infine è arrivato in Francia, puntando forse alla cittadinanza. La prefettura francese ha fatto il suo lavoro, spiegano Oltralpe, non prendendo in considerazione la richiesta d'asilo perché già in tasca. La moglie, da 4 mesi, non aveva più sue notizie. Abdalmasih Hanoun è quindi ancora un enigma: originario di Hassaké, la città del Kurdistan siriano strappata poi all'Isis. Folle, posseduto, feroce e spietato assassino o solo un persona in crisi d'identità con un passato traumatico? Difficile stabilire la premeditazione, secondo gli analisti. La pista psicologica viene tenuta in alta considerazione per carpire i segreti dietro questo rifugiato che prima di azionare la furia contro i passeggini aveva fatto il giro di mezza Europa. Era senza fissa dimora, ad Annecy, si appoggiava in una chiesa per dormire. Nel commissariato, in arresto, ieri gridava: «Uccidetemi, uccidetemi». Ai poliziotti non ha detto granché. Niente precedenti psichiatrici, né schedato per reati. Sconosciuto agli 007. Dopo l'arresto - che durerà al massimo 48 ore se non ci saranno sviluppi nell'inchiesta - si rotolava per terra. Tatuaggi sulle gambe, i bermuda con cui era andato nel parco. Deliri mistici o cosa? Per alcuni testimoni, da almeno tre giorni si vedeva in zona. Era entrato legalmente in Francia. In tasca un documento. Per ora ha avuto il «merito» di mettere in evidenza certe apparenti lacune Ue: e procedure di rilascio di «doppioni» talvolta troppo automatiche.

Per la ex moglie, «non era capace di colpire, era una brava persona». In Francia non conosceva nessuno, non aveva contatti, insiste ignara di tutto. Ma in quattro mesi di buco tra i due può essere cambiato qualcosa. Deluso dal «No» francese? Ieri aveva con sé uno zaino e un coltello e un paio di occhiali da sole indosso; sufficienti per seminare il terrore e far ripiombare la Francia nell'incubo attentati. L'ex moglie ricorda che abitavano insieme a Trollhättan nella Svezia occidentale, e che si erano incontrati 5 anni fa in Turchia.

La Svezia è il Paese Ue che riceve più cristiani d'oriente. Dà titoli di soggiorno permanenti. Era «gentile», dice lei. «Si occupava molto di sua figlia». Ma tutto è ancora da decifrare. Fatti, dichiarazioni, e perfino le testimonianze.

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