Il suo nome è innocuo, ma l'uragano Melissa si è già trasformato nella tempesta del secolo. Con venti che toccano i 300 chilometri orari, i più potenti degli ultimi 170 anni, onde alte come palazzi di cinque piani e piogge torrenziali, il ciclone di categoria 5 la più alta sulla scala Saffir-Simpson, in serata declassato a grado 4 sta colpendo da ieri in pieno i Caraibi, partendo dalla costa sud-occidentale della Giamaica dove l'occhio del ciclone la fascia più distruttiva di Melissa ha già raggiunto ieri i distretti di St. Elizabeth e Westmoreland.
A Black River e Barbary Hall, le prime località investite, si sono registrate raffiche superiori ai 320 all'ora sulle alture interne. «Ci attendiamo la distruzione totale degli edifici lungo la costa», ha dichiarato ieri Mike Brennan, direttore del Centro statunitense degli uragani (Nhc) con sede a Miami, in Florida. Già prima che si abbattesse sulla Giamaica, le autorità dell'isola caraibica parlavano di «scenario catastrofico» e di «rischi inimmaginabili», invitando la popolazione a restare in casa. «Chi è ancora all'aperto è in pericolo di vita», allertava il bollettino delle 11 di ieri mattina del NHC, quando era di tre il bilancio ufficiale delle vittime, un bilancio purtroppo destinato a salire.
Già sette le vittime registrate tra Haiti, Giamaica e Repubblica Dominicana, con un duplice disastroso impatto: da un lato venti di forza inaudita, capaci di sradicare alberi, tralicci e coperture; dall'altro, un'ondata di marea fra i 3 e i 4 metri lungo la fascia meridionale della Giamaica. In alcune aree costiere, soprattutto tra Treasure Beach e White House, il mare ieri pomeriggio si era già ritirato di decine di metri, preludio di un violento «storm surge», ovvero ondate di tempesta killer. A Kingston, la capitale e il cuore economico della Giamaica, le prime immagini mostravano interi quartieri sott'acqua con il servizio meteorologico locale che stimava tra i 400 e i 700 millimetri di pioggia in poche ore, con picchi fino a un metro in alcune zone interne. Il rischio di frane e colate di fango è altissimo, soprattutto nelle aree montuose del Blue Mountain Range. «È una situazione senza precedenti per la Giamaica moderna», ha detto il primo ministro Andrew Holness, proclamando lo stato di emergenza nazionale e dispiegando l'esercito per soccorrere le aree più colpite.
Purtroppo l'incubo Melissa è destinato ad estendersi e dopo aver attraversato la Giamaica da sud a nord, l'uragano ha toccato nella notte la parte orientale di Cuba, nei pressi di Santiago, per poi dirigersi verso le Bahamas. In entrambi i Paesi sono stati emessi ordini di evacuazione ed il Nhc prevede onde di marea tra i due e i tre metri lungo le coste cubane e fino a due metri e mezzo nelle Bahamas meridionali, con venti di 250 km/h e piogge fino a 600 millimetri. Inoltre, l'uragano potrebbe mantenere la categoria 4 anche dopo l'impatto con Cuba, alimentato dalle acque del Mar dei Caraibi, mai così calde a fine ottobre.
Secondo le proiezioni, Melissa potrebbe spostarsi verso nord nelle prossime 48 ore, minacciando anche la Florida e le isole Turks and Caicos e mentre la furia si abbatte sulla Giamaica, la speranza è che la popolazione abbia ascoltato gli appelli a restare in casa.
«Non uscite nemmeno quando sembra che il vento si fermi», ha ribadito ieri sera il Nhc, «perché dopo pochi minuti arriverà la parte più distruttiva». È la calma apparente prima della catastrofe: quella che precede l'occhio del ciclone.