Cronaca internazionale

Messaggi e minacce per difendere il governatore dem: nei guai la sorella di Cuomo

Madeline Cuomo è stata la regista degli attacchi nei confronti delle donne che hanno accusato il fratello di molestie sessuali : il New York Times è venuto in possesso di 4 mila messaggi e email

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Una campagna mediatica dura e senza esclusione di colpi con l’unico obiettivo di infangare le accusatrici del fratello. Madeline Cuomo, sorella dell’ex governatore di New York Andrew Cuomo, è stata la regista della manovra per screditare le donne che lo hanno accusato di molestie sessuali fino a spingerlo alle dimissioni nell’agosto del 2021. Come ricostruito dal New York Times, la 58enne – professione avvocato – ha orchestrato una serie di attacchi sui social network spingendo per la pubblicazione di foto denigratorie delle accusatrici e per l’invio di messaggi minatori: un totale di 4 mila tra messaggi ed email.

Affiancata da alcuni gruppi di sostenitrici del fratello, Madeline Cuomo ha provato con ogni mezzo a riabilitarlo, fino a diffamare e umiliare chi lo aveva danneggiato. Avviata nella primavera del 2021, la campagna è stata portata avanti con l’ausilio di We Decide New York, un gruppo composto pressoché esclusivamente da ammiratrici dell’ex governatore dem, in particolare fan della gestione dell’emergenza Covid-19. Attraverso l’organizzazione, la 58enne ha iniziato a diffondere messaggi che mettevano in dubbio la credibilità e la moralità delle accusatrici del fratello.

Messaggi per denigrare, ma anche per minacciare. “La tua vita sarà sezionata come una rana fatta a pezzi durante una lezione di scienze”, l’intimidazione nei confronti di Charlotte Bennett, una delle prime accusatrici di Andrew Cuomo. Sempre sui social, è emersa una sua foto mentre ballava in un bar solo in lingerie. A confermare il ruolo della sorella dell'esponente di spicco del Partito Democratico statunitense, i messaggi scambiati con Anna Vavare, autrice materiale del post.

Dopo aver negato qualsivoglia coinvolgimento, Madeline Cuomo ha ammesso di aver lavorato per riabilitare il fratello. L’ex governatore non sapeva nulla, ha aggiunto. Una versione che cozza con quanto sostenuto in via privata con le esponenti delle organizzazioni: in diversi messaggi – alcuni cosparsi di errori di battitura - la 58enne ha ribadito che il fratello era informato e apprezzava molto quanto veniva fatto. Un’ulteriore traccia riguarda la richiesta ai componenti del gruppo di cancellare alcuni messaggi. Rich Azzopardi, portavoce dell’ex governatore, ha smentito di essere a conoscenza della campagna:“Il governatore non ha personalmente né segue account sui social media e non è stato direttamente o indirettamente coinvolto in questi sforzi online. Quando ha avuto qualcosa da dire, non si è trattenuto dal farlo pubblicamente”.

“Madeline era esigente. Voleva assicurarsi che fossimo sulla stessa linea”, ha rivelato Sandy Behan, presidente di We Decide New York e manager in pensione. La sorella dell’ex governatore ha dispensato informazioni e consigli all’organizzazione, chiedendo di scavare nella vita delle accusatrici. In una dichiarazione diffusa lunedì, ha precisato in realtà di aver contattato il gruppo per esortare i membri a non compiere “attacchi sconsiderati”: “Ho spiegato che c’era una differenza tra mettere in discussione la credibilità di una persona e attaccarla pubblicamente”. I rapporti si sono logorati con il passare delle settimane: la Beham e le altre volontarie si sono sentite strumentalizzate.

La rottura definitiva è arrivata in seguito al tentativo fallito di realizzare un documentario per rivalutare la figura di Andrew.

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