Nella nuova Notre-Dame la luce spegne lo spirito

Ora Notre-Dame è rinata, dopo l'incendio del 15 e 16 aprile del 2019. C'è chi parla di "circa 700" e chi di "846 milioni di euro": tanto è costato il recupero di questo bene inalienabile della Storia e della Cultura

Nella nuova Notre-Dame la luce spegne lo spirito
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L'arte magnifica creata dai Vandali fu uccisa dalle Accademie. Ai secoli, alle rivoluzioni che devastavano sì, ma con imparzialità e grandezza, è venuto ad aggiungersi lo sciame degli architetti di scuola patentati, giurati e legalizzati, che preferiscono e adottano soluzioni di gusto deteriore, sostituendo i fronzoli del Luigi XV ai merletti gotici, a maggior gloria del Partenone».

È Victor Hugo che parla della cattedrale di Notre-Dame, proprio in Notre-Dame de Paris, il suo cupo ma scintillante romanzo. Era il 1831, il romanticismo stava sostituendo l'accademismo settecentesco, e pochi anni dopo, nel 1844, in Notre-Dame iniziarono i lavori di restauro. Non per proiettarsi nel futuro, ma per tornare al passato. Per riparare i danni fatti, prima da Jules Hardouin-Mansart

(il termine «mansarda» viene da lui, e ciò dice molto), l'architetto che distrusse l'altare maggiore, il coro, le statue, ridipinse le pareti nascondendo gli antichi affreschi etc. etc., e poi dalla Rivoluzione del 1789, che abbatté la guglia e trasformò la chiesa in una cantina frequentata dagli ubriaconi...

Ora Notre-Dame è rinata, dopo l'incendio del 15 e 16 aprile del 2019. C'è chi parla di «circa 700» e chi di «846 milioni di euro»: tanto è costato il recupero di questo bene inalienabile della Storia e della Cultura. Inalienabile ma anche, par di capire dalle prime immagini disponibili, ristrutturabile, come uno stadio o un negozio. Ieri il presidente Macron lo ha visitato, a bocca aperta, in anteprima, in attesa della consacrazione del nuovo altare in programma per il 7 dicembre. «È sublime», ha detto, e poi: «è stata riparata, reinventata, ricostruita». Ha ragione. Chapeau, naturalmente,

alle migliaia di persone che vi hanno lavorato, con le mani e con i bonifici, ma Macron ha ragione anche in negativo: nella nuova Notre-Dame c'è qualcosa di eccessivo, di ridondante, di troppo. È la luce. La luce che appiattisce lo spirito, il mistero, l'introspezione. La luce che non sa più di chiesa, ma di museo, di esposizione, di catalogo della bellezza.

La nuova Notre-Dame non potrebbe più essere la casa di Quasimodo, il deforme figlio del Diavolo e di una strega, il trovatello adottato (e poi angariato) dall'arcidiacono Frollo. Nell'ipermoderno restyling manca il buio medievale che fu il ghostwriter di Victor Hugo.

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