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Niente garage? Parcheggia la Ferrari sul balcone di casa

La storia di un giovane imprenditore austriaco è diventata virale sui social dove ha condiviso le immagini della supercar parcheggiata in casa. Sono intervenute le autorità

Niente garage? Parcheggia la Ferrari sul balcone di casa
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Il parcheggio non è un problema per un giovane imprenditore di Vienna che ha scelto di lasciare la sua Ferrari 296 Gtb sul balcone di casa. Una storia diventata virale sui social in particolare su TikTok dove l’utente "sternwerk7" ha pubblicato video che mostrano la supercar sollevata con un autogru sulla terrazza di un appartamento al primo piano, invece che in garage. Il proprietario, Amar Dezic, 28 anni, appare nei video mentre lava l’auto e sorseggia un caffè davanti al bolide, commentando: “Volevo solo portare un po’ di atmosfera italiana nel 21° distretto di Vienna, ma purtroppo abbiamo già ricevuto comunicazioni ufficiali”.

"Volevo fare come a Dubai", ha affermato il proprietario della Ferrari, spiegando che nella città degli Emirati Arabi Uniti molti appartamenti sono dotati di ascensori per auto e i veicoli di lusso vengono trasportati direttamente nelle case dei proprietari. Secondo quanto riportato dal portale austriaco heute.at, la gestione condominiale e la polizia edilizia hanno contestato il parcheggio sul balcone, citando rischi legati a sicurezza antincendio e responsabilità legale. Di conseguenza, il 5 dicembre un carro attrezzi ha dovuto rimuovere la Ferrari dal terrazzo.

Dezic ha spiegato il motivo della scelta di questo parcheggio così particolare. E ha specificato di aver inizialmente chiesto un secondo posto auto nel palazzo, rifiutato dall’amministrazione, e di aver quindi chiesto il permesso di lasciare l’auto sul balcone durante l’inverno.

Sui costi per il sollevamento e la rimozione dell’auto, Dezic ha dichiarato a Bild che si aggirano su cifre a quattro zeri. "Volevo anche costruire una teca di vetro illuminata attorno all'oggetto. Una specie di vetrina per un'opera d'arte", ha spiegato ancora Dezic.

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