Cronaca internazionale

Oltre 500 giornalisti vittime di violenza nel 2022: Messico maglia nera del mondo

Nel 2022 sono 518 nel mondo i casi che hanno visto i giornalisti come vittime di violenza. Si tratta del 12,1% in più rispetto ai 462 dell'anno precedente

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È stato un anno di sangue per i giornalisti di tutto il mondo. Nel 2022 si è registrato un totale di 518 eventi che hanno visto i reporter nei panni di vittime di violenza in 78 Paesi differenti. Calcolatrice alla mano, si tratta del 12,1% in più rispetto ai 662 dell'anno precedente. In vetta alla triste classifica dei luoghi più pericolosi per esercitare questa professione troviamo il Messico con 46 atti di violenza registrati. Ai quali vanno aggiungi, presumibilmente, gli episodi non denunciati, rimasti impuniti o sfuggiti dal radar delle rilevazioni.

Giornalisti vittime di violenza

I dati provengono dalla stima di Acled (Armed conflict location & event data project), un'organizzazione no-profit registrata negli Stati Uniti, contenuta nell'ultima edizione di "Amministratori sotto tiro" di Avviso Pubblico. Scendendo nei dettagli, tra i Paesi che registrano il numero più alto di atti di violenza figurano il Messico (46 eventi), il Bangladesh (46) e l'Afghanistan (38). Secondo il Committee for the Protection of Journalists, sono 67 i giornalisti morti a seguito di violenze nel 2022, 15 di loro in Ucraina, il Paese che registra il più alto numero di vittime, seguito dal Messico con 13 vittime e Haiti con 7.

Qualche giorno fa, e per la prima volta in assoluto, Reporters sans frontières (Rsf) ha pubblicato una mappa che mostra i flussi migratori dei giornalisti costretti a lasciare il proprio Paese per motivi di sicurezza, e i Paesi che ospitano i media in esilio. Si evince che la maggior parte delle nazioni che offrono rifugio ai cronisti minacciati o perseguitati si trova in Europa o in Nord America, mentre quelle insicure per i reporter coincidono per lo più con le terre di conflitto o tensioni geopolitiche. Nella lista troviamo Russia, Iran, Afghanistan, Myanmar e Sudan, soltanto per citare alcuni luoghi.

La situazione in Messico

In Messico la situazione è particolarmente preoccupante, almeno a leggere i dati pubblicati da ong e associazioni. Basti pensare che lo scorso ottobre, e cioè due mesi prima che finisse il 2022, il Paese aveva già raggiunto il record per la maggior parte dei giornalisti uccisi in un anno, almeno 13. Se ci chiediamo il perché di una simile mattanza, ha sottolineato il Time, la maggior parte delle persone attribuirà la colpa ai "narcos". Se invece si chiedono lumi al presidente messicano, Andrés Manual López Obrador, dirà che nel Paese da lui amministrato non c'è alcuna persecuzione dei giornalisti da parte dei funzionari e nessuna impunità. E che chiunque dica il contrario vuole solo diffamare il suo governo.

La violenza contro i reporter non è affatto recente. Il picco è iniziato nel 2006 con sette omicidi registrati. Nel 2010 si era saliti a 10. Da allora, i numeri sono cresciuti oltre ogni possibile comprensione, visto che stiamo parlando di un Paese che non rientra in una zona di guerra e che, soprattutto, è una democrazia dove la libertà di espressione è garantita dalla Costituzione. Per capirci, l'Ucraina ha avuto 15 uccisioni di giornalisti nel 2022. Solo che Kiev è travolta da un aspro conflitto. In uno stato particolare, Veracruz, si è verificato il 20% di tutti gli omicidi di giornalisti dall'inizio dell'aumento coincidente con il 2006.

Numeri preoccupanti

C'è un altro report che vale la pena analizzare. Lo scorso marzo, un rapporto annuale del gruppo per la libertà di parola Articolo 19 ha rilevato che i giornalisti messicani hanno affrontato livelli record di molestie, intimidazioni e violenze, sempre durante il 2022. Il gruppo ha registrato 696 crimini contro operatori dei media messicani, il numero più alto da quando questo attore ha iniziato a tenere registri nel 2007. Ciò equivale a quasi un attacco contro un giornalista ogni 13 ore.

"In Messico, i giornalisti vengono uccisi, ma vengono anche intimiditi e messi a tacere in modo sistematico e ricorrente attraverso vessazioni, stigmatizzazione, minacce e uso illegittimo del potere pubblico", si legge nel documento. Il direttore regionale dell'Articolo 19, Leopoldo Maldonado, ha denunciato gli sforzi falliti del governo per garantire sicurezza e giustizia ai giornalisti in condizioni di deterioramento.

Ha inoltre definito i progressi sulla questione "quasi inesistenti".

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