Cronaca internazionale

Rapporto choc: ecco perché è caduto il Boeing 737 della Ethiopian

Un dossier di 331 pagine formulato dagli etiopi spiega le cause della caduta del Boeing 737 Max dell'Ethiopian. Ma non tiene conto delle considerazioni degli esperti francesi e americani

Rapporto choc: ecco perché è caduto il Boeing 737 della Ethiopian
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Il volo 302 della Ethiopian Airlines decollato da Addis Abbeba poco dopo le 8.30 del 10 marzo 2019 si sarebbe schiantato al suolo per il malfunzionamento di un sensore, questa la conclusione contenuta all'interno del Report sull'incidente del Boeing 737 Max della compagnia africana in cui sono rimasti uccisi 157 passeggeri. Il documento, però, non fa riferimento in alcun modo a eventuali responsabilità dei piloti, causa ipotizzata, invece, dalle autorità francesi e americane: un errore umano commesso dai due piloti e non esclusivamente per un problema al sensore è, infatti, la conclusione a cui sono arrivate le autorità francesi del Bea (Ufficio di inchiesta e analisi per la sicurezza dell'aviazione civile) avallate dagli americani.

L'accusa dei francesi

Il Report d'inchiesta dell'Ethiopian è lunghissimo, 331 pagine in cui si punta sostanzialmente il dito a un problema tecnico del Mcas (Manoeuvring Characteristics Augmentation System), cioè un particolare sistema automatico che gestisce il volo. Vengono invece totalmente scagionati pilota e primo ufficiale che, secondo le accuse, non avrebbero eseguito correttamente alcune manovre prima di rendersi conto che qualcosa non andava. Le autorità etiopi non hanno menzionato in alcun modo né i colleghi francesi e nemmeno quelli americani dell'Ntsb (National Transportation Safety Board) che hanno idee diverse sull'accaduto. "Il 23 dicembre 2022, la Eaib ha pubblicato la relazione finale sul proprio sito Web senza includere direttamente le osservazioni della Bea nell'appendice - si legge in un comunicato dei francesi - La relazione Eaib contiene un collegamento a un documento Bea che non rappresenta le osservazioni che aveva infine chiesto di allegare".

"Carenze sull'operato dell'equipaggio"

Se da un lato sono state condivise anche da Francia e Stati Uniti le analisi degli etiopi sul malfunzionamento del sistema Mcas, c'è totale disaccordo sui comportamenti dei piloti che non sarebbero stati in grado di attivare le corrette procedure previste in quei casi. "Le carenze relative all'operato dell'equipaggio, in particolare nella prima fase del volo, non sono accompagnate da un'approfondita analisi delle ragioni dei comportamenti osservati, in relazione alla loro formazione, alla loro esperienza e all'organizzazione aziendale per quanto riguarda la formazione e le conoscenze principi di acquisizione", insiste Bea.

L'errore dei piloti

Ma cosa sarebbe davvero successo? I francesi ritengono che il primo problema del Boeing 737 Max, appena decollato, si sia verificato quando il pilota ha deciso di inserire il sensore automatico a un'altezza non consona: 107 metri invece dei 152 previsti dalle regole internazionali. Questa decisione considerata "prematura" potrebbe aver innescato una reazione a catena di eventi culminati con la spia sonora che avverte della fase di stallo di un aeromobile. Uno stralcio delle motivazioni pubblicate dal Corriere rimandano alla scarsa cooperazione tra i due piloti, probabilmente poco esperti che non sarebbero stati in grado di effettuare una corretta diagnosi di quanto stava avvenendo. Il primo ufficiale, poi, aveva soltanto 300 ore di volo alle spalle, un numero molto basso per gestire una situazione di quella portata.

Il giudizio degli americani

Sulla stessa lunghezza d'onda dei francesi, anche l'Ntsb ha segnalato, attraverso un comunicato stampa, le carenze del Rapporto etiope che "non rispondeva a sufficienza ai suoi commenti" come invece prevede l'articolo 13 dell'Icao (Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile). Secondo l'autorità americana il problema al sensore esterno, che riconosce essere stato una delle cause del disastro, si sarebbe verificato a causa dell'impatto con un uccello alla velocità di oltre 300 Km/h. Essendo che questi impatti non sono rari, tutti i piloti vengono addestrati per far fronte a questo tipo di emergenze, tant'è che gli esperti dell'Ntsb hanno affermato che se fossero state utilizzate al meglio "le procedure esistenti in quel momento avrebbero consentito ai piloti di riprendere il controllo dell’aereo". E che cosa prevederebbero le misure? "Comandante e primo ufficiale avrebbero dovuto ridurre la spinta dei motori e la velocità, cosa non fatta, rendendo difficile ogni azione correttiva".

Si è trattato, come spesso accade in quesi tragici eventi, di una serie di sfortunate reazioni a catena dove l'uomo ha comunque il suo ruolo: sensore malfunzionante, non osservanza delle misure di sicurezza, errore e poca esperienza dei piloti sono i principali ingredienti del disastro che risale ormai a quasi quattro anni fa.

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