L'ombra della Wagner e gli 007 russi in azione: reclutati per sabotare l’Europa

Una cellula britannica legata a Wagner e all’intelligence russa pianificava sabotaggi e rapimenti a Londra. Obiettivo: destabilizzare l’Europa usando criminali comuni come armi ibride

L'ombra della Wagner e gli 007 russi in azione: reclutati per sabotare l’Europa

È una vicenda emblematica della guerra ibrida russa e delle modalità sempre più sofisticate con cui il Cremlino cerca di destabilizzare il cuore dell’Europa quella di sei cittadini britannici condannati per aver operato al servizio del famigerato gruppo Wagner, la milizia paramilitare associata al regime di Vladimir Putin, guidata un tempo da Evgeny Prigozhin, nota per la sua brutalità in teatri di conflitto che vanno dall’Ucraina al Sahel.

La cellula britannica della Wagner

Il caso, rivelato ieri a Londra, mostra come Mosca stia reclutando giovani criminali di strada attraverso la propaganda digitale e strumenti di messaggistica cifrata per condurre azioni di sabotaggio sul territorio europeo. A guidare la cellula britannica è stato Dylan Earl, 20 anni, convertito alla causa filorussa tramite i canali Telegram di Wagner, e pronto a colpire obiettivi strategici a Londra. Earl si vantava di poter costruire un "collegamento" tra il Wagner Group, l'IRA e il cartello criminale irlandese Kinahan.

Al centro dell’inchiesta vi è l’incendio doloso di un magazzino a Leyton, nell’est della capitale britannica, avvenuto nel marzo scorso. All’interno dell’edificio erano stoccati aiuti umanitari destinati all’Ucraina, oltre a componenti cruciali del sistema satellitare Starlink, impiegato dalle forze armate ucraine al fronte. L’attacco, che ha causato un milione di sterline di danni, è stato filmato dagli stessi responsabili in diretta streaming, a beneficio della rete clandestina di sabotatori. I responsabili materiali dell’attentato sono tre giovani londinesi con precedenti penali per spaccio e furti: Nii Mensah, 23 anni, Jakeem Rose, suo coetaneo, e Ugnius Asmena, 20 anni. Le forze dell’ordine li hanno individuati grazie alle telecamere di sorveglianza, alla geolocalizzazione dei telefoni cellulari e, nel caso di Rose, a un coltello perso durante la fuga e contenente tracce di DNA.

Il canale Grey Zone come riserva di caccia della Wagner

Tuttavia, il vero volto dell’operazione emerge dal coinvolgimento di altri tre individui: Dylan Earl, Jake Reeves (23 anni) e Ashton Evans (20 anni). È Earl, noto negli ambienti online come “Baba Yaga” a rappresentare il trait d’union tra la manovalanza locale e gli interessi strategici russi.
Spacciatore nelle reti di “county lines” nel Leicestershire, Earl si radicalizza nei forum filorussi di Telegram, dove entra in contatto con il canale “Grey Zone”, uno dei principali strumenti di propaganda di Wagner, con oltre mezzo milione di iscritti. Qui riceve istruzioni operative da un’entità chiamata “Privet Bot”, che lo guida passo dopo passo in quella che viene definita una “campagna di sabotaggio” in territorio britannico.
Gli viene chiesto di osservare, fotografare e relazionare su alcuni siti, tra cui due magazzini gestiti dall’imprenditore anglo-ucraino Mikhail Boikov, da cui partivano regolarmente camion con aiuti per Kiev. Earl risponde con zelo, giura fedeltà a Wagner e viene ribattezzato “Sas”, in omaggio alle forze speciali britanniche.

Il “manuale” operativo suggerito a Earl include persino la visione della serie The Americans, incentrata su spie sovietiche infiltrate durante la Guerra Fredda. L’obiettivo è replicare quegli schemi nella Londra del XXI secolo, utilizzando messaggi criptati, contatti virtuali e attacchi mirati contro obiettivi ucraini e oppositori del regime russo. Tra i piani falliti figurano anche l’incendio doloso di due ristoranti di lusso a Mayfair e il rapimento di Evgeny Chichvarkin, miliardario dissidente russo rifugiatosi a Londra, fondatore del colosso Euroset e dichiarato “nemico dello Stato” da Mosca. Gli inquirenti sono riusciti a sventare l’attentato e ad arrestare tutti i membri della cellula. Reeves, addetto alle pulizie presso l’aeroporto di Gatwick, e Evans, accusato di non aver denunciato attività terroristiche pur essendone a conoscenza, completavano il gruppo. Le autorità li hanno incriminati in base alla nuova Legge sulla Sicurezza Nazionale varata nel 2023, una normativa pensata per contrastare le minacce ibride provenienti da Stati ostili.

Gli altri casi sospetti in Europa

Il caso britannico non è un episodio isolato. Secondo l’Associated Press, almeno 70 tentativi di sabotaggio attribuiti alla Russia sono stati documentati in Europa dalla fine del 2022, spesso con il coinvolgimento di elementi criminali locali reclutati online. In Polonia, a Wrocław, un cittadino ucraino è stato arrestato nel gennaio 2024 mentre tentava di incendiare una fabbrica di vernici: si sospetta che agisse su ordine diretto del GRU. Nello stesso mese, un magazzino IKEA è andato a fuoco a Vilnius, in Lituania, in circostanze sospette.

Nel luglio 2024, tre pacchi bomba spediti dalla Lituania hanno colpito Birmingham, Lipsia e un centro logistico nei pressi di Varsavia. In tutti i casi, le autorità sospettano il coinvolgimento di cellule reclutate tramite canali Telegram in lingua russa, gestiti da ufficiali dell’intelligence militare, tra cui il colonnello Denis Smolyaninov.
In Estonia e Svezia, episodi di sabotaggio ferroviario sono stati attribuiti a proxy locali, parte di una più ampia strategia volta a destabilizzare le infrastrutture europee. In Regno Unito, tre cittadini bulgari sono stati processati nel 2023 per spionaggio, con accuse che includono tentativi di ricatto, raccolta di informazioni e targeting di dissidenti russi.

Fonti dell’intelligence occidentale confermano che questo schema operativo rappresenta un’evoluzione rispetto alle azioni passate del GRU, come l’avvelenamento dell’ex spia Sergei Skripal a Salisbury nel 2018.

Oggi, complice l’isolamento diplomatico e le restrizioni ai movimenti, Mosca predilige il reclutamento di “freelancer” tramite il web. La strategia è chiara: destabilizzare l’Europa seminando caos, paura e disinformazione, utilizzando manodopera locale reclutata a distanza e sacrificabile.

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