Cronaca internazionale

Putin revoca il divieto ai test nucleari in Russia: cosa succede ora

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato la legge che revoca la ratifica della Russia del trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari

Putin revoca il divieto ai test nucleari in Russia: cosa succede ora

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Mancava soltanto il semaforo verde, che è arrivato poco fa con la firma di Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha firmato la legge che revoca la ratifica della Russia del trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari. Mosca ha fatto sapere che non riprenderà i test a meno che non lo faccia Washington, e che la sua "de-ratificazione" non cambierà la posizione nucleare del Paese o il modo in cui condivide le informazioni in merito alle proprie attività nucleari.

Cosa succede adesso

Senza più il vincolo del trattato, c'è chi teme che la Russia possa presto effettuare un test nucleare per intimidire i suoi avversari mentre è ancora in corso la guerra in Ucraina. Lo scorso 5 ottobre, Putin aveva dichiarato di non essere pronto a dire se il suo Paese debba o meno riprendere test del genere. La risposta del leader era arrivata dopo gli appelli di alcuni esperti di sicurezza e legislatori russi a testare una bomba nucleare come avvertimento per l’Occidente.

Certo è che, se dovesse succedere qualcosa del genere, il mondo rischierebbe di entrare in una nuova era caratterizzata da incertezza. L'approvazione da parte di Putin della legge di de-ratificazione dal Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari è stata pubblicata sul sito web del governo russo, dove si legge che la decisione ha effetto immediato. Entrambe le camere del parlamento russo avevano già approvato il provvedimento. Ricordiamo che la Russia post sovietica non ha mai effettuato un test nucleare. L’Unione Sovietica ha effettuato l’ultimo test nel 1990 e gli Stati Uniti nel 1992.

La mossa della Russia

Il trattato del 1996 mette al bando tutte le esplosioni nucleari, compresi i test dal vivo di armi nucleari, ma non è mai entrato in vigore perché alcuni Paesi chiave - tra cui Stati Uniti e Cina - non lo hanno mai ratificato.

La decisione di Mosca, aveva spiegato giorni fa il presidente della Duma di Stato, Vjacheslav Volodin, sarebbe derivante "dall’atteggiamento irresponsabile degli Stati Uniti nei confronti della sicurezza globale". "Nell’interesse di garantire la sicurezza del nostro Paese, stiamo revocando la ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari", aveva tuonato Volodin prima del dibattito e del voto parlamentare su questo tema, conclusosi con la fumata bianca.

Volodin aveva quindi fatto notare che, mentre la Russia aveva ratificato il trattato nel 2000, Washington non aveva mai proceduto in tal senso. Da qui la mossa di Mosca, arrivata in un momento delicatissimo, tra il protrarsi della guerra in Ucraina, la crisi israeliana e le tensioni, alle stelle, tra gli Usa e la Federazione Russa.

Il contenuto del trattato

Il Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari vieta "qualsiasi esplosione di test di armi nucleari o qualsiasi altra esplosione nucleare" in qualsiasi parte del mondo. Scendendo nei dettagli, il preambolo del documento cita l’obiettivo di ridurre e infine eliminare le armi nucleari "limitando lo sviluppo e il miglioramento qualitativo delle armi nucleari e ponendo fine allo sviluppo di nuovi tipi avanzati di armi nucleari, costituendo una misura efficace di disarmo nucleare e non proliferazione in tutti i suoi aspetti".

Un totale di 187 Stati ha firmato il trattato e 178 nazioni lo hanno ratificato approvando leggi corrispondenti nei loro parlamenti. Il Ctbt non è però entrato in vigore legalmente.

Potrà farlo solo una volta firmato e ratificato da 44 Paesi nominati: i nove dotati di armi nucleari e gli altri 35 che possiedono energia nucleare e reattori di ricerca.

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